Due chiavi di volta per il futuro del Veneto

L’unità che richiede la campagna elettorale mette temporaneamente la sordina alla sfida fra i due partiti, consegnando alle urne il ruolo di termometro su cui il centrodestra misurerà gli equilibri dei prossimi cinque anni

Luca UbaldeschiLuca Ubaldeschi
Zaia esce dalla finestra ma rientra dalla porta, come capolista della Lega
Zaia esce dalla finestra ma rientra dalla porta, come capolista della Lega

In mezzo alle tante parole di una campagna elettorale, sono i numeri che aiutano a fare chiarezza e a capire il significato delle elezioni regionali in Veneto, quelle che inaugurano l’era post-Zaia.

I primi a cui dovremo guardare sono quelli dell’affluenza. A inizio millennio (elezioni 2000 vinte da Galan) era stata del 75,6%. In vent’anni è caduta di quasi il 15% e nel 2020 - Zaia ter - soltanto il 61,1% degli aventi diritto è andato alle urne. Pur senza i picchi di gravità di altre consultazioni (alle Europee 2024 ha votato in Veneto il 52,6%), risulta evidente che le Regionali non siano estranee all’allarme sulla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: circostanza che preoccupa non poco, dal momento che si parla di poter scegliere direttamente la persona chiamata ad amministrare il proprio territorio. In una stagione storica così delicata, la sfida di fermare l’emorragia sarà dunque un indicatore della percezione che gli elettori hanno riguardo alla capacità dei partiti di incidere concretamente sul futuro.

Gli altri numeri da passare al microscopio riguardano la ripartizione dei consensi all’interno del centrodestra. Se a detta di tutti la corsa verso Palazzo Balbi non riserverà sorprese, con l’attuale maggioranza nettamente favorita, è il risultato che otterranno Lega e Fratelli d’Italia a ad accendere l’attesa della politica veneta.

Il senso di una competizione interna, con Forza Italia spettatrice interessata, è chiaro a tutti, così come sono noti i presupposti: il partito di Giorgia Meloni è di gran lunga la prima forza dello schieramento e in Veneto ha surclassato la Lega alle Politiche e alle Europee. Il Carroccio chiude la stagione di Zaia da quasi monopolista nella giunta regionale e vuole ribadire la sintonia con la sua terra d’elezione, sfruttando la forza di trascinamento del presidente uscente e la spinta al rinnovamento impersonificata da Alberto Stefani.

Nascono da qui le schermaglie dei mesi scorsi e i continui rinvii per ufficializzare il nome del candidato. L’unità che richiede la campagna elettorale mette temporaneamente la sordina alla sfida fra i due partiti, consegnando alle urne il ruolo di termometro su cui il centrodestra misurerà gli equilibri dei prossimi cinque anni.

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