Gli ex Sindaci di Venezia: dalla crisi della Fenice si esca senza forzature e ricatti

Una lettera aperta a firma congiunta Bergamo, Cacciari, Costa e Orsoni: «Una crisi assurda, autoinflitta, è mancato il buon senso. La rottura della prassi all’origine di tutto”

Di seguito la lettera aperta scritta, sul caso Venezi, dagli ex sindaci Ugo Bergamo, Massimo Cacciari, Paolo Costa e Giorgio Orsoni

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Scriviamo per esprimere la nostra forte preoccupazione per la crisi che inopinatamente affligge da qualche mese il Teatro La Fenice, il teatro al quale ognuno di noi ha dedicato attenzione ed energie presiedendone la Fondazione durante i rispettivi mandati di Sindaco di Venezia.
Preoccupazione per una crisi assurda, auto-inflitta e che si sarebbe potuto facilmente evitare se solo nella delicata scelta del direttore musicale si fossero seguiti criteri di buon senso consolidati nelle regole e nelle prassi seguite in tutti i grandi teatri del mondo: regole e prassi che vogliono che direttore ed orchestra vengano messi nelle condizioni di conoscersi, di lavorare assieme fino a stabilire un clima di stima reciproca, prima di affidare le proprie sorti l’una all’altro e viceversa. Regola sempre applicata anche nei confronti di direttori di fama mondiale che non hanno esitato a dimettersi di fronte alla sfiducia loro manifestata dall’orchestra.
La decisione d’imperio presa alla Fenice -- contrariamente all’annuncio da parte del Sovrintendente di voler rispettare regola e prassi da applicare ad una rosa di candidati-- con la nomina a direttore musicale di Beatrice Venezi non poteva non generare la reazione dell’Orchestra e del Coro a difesa del proprio diritto-dovere di garantirsi, e garantire, la qualità artistica del proprio lavoro: il vero grande patrimonio del Teatro.
Qualità artistica raggiunta in lunghi anni di lavoro che – per la fortuna del Teatro e della città -hanno portato la Fenice ai livelli di eccellenza riconosciuti anche in questi giorni di rappresentazione de “La Clemenza di Tito” sotto la direzione del maestro Ivor Bolton: primo evento del programma della stagione 2025-26 lasciato in eredità dal sovrintendente Ortombina
La radice della crisi sta tutta in quella rottura della prassi di scelta dei direttori musicali –che è forma piena di sostanza-- che nessuna copertura, né del Consiglio di indirizzo, ma neanche del Ministro Giuli, può sanare d’autorità.
La crisi può essere risolta solo ripartendo da capo nel rispetto delle regole.
Lo richiede il mantenimento del livello di eccellenza del Teatro La Fenice.
Lo richiede Venezia che nella Fenice ha uno dei segni della grande città che vuole continuare ad essere.
Nel frattempo, occorre che le parti, Dirigenza della Fenice, da un lato, e Orchestra, Coro, e lavoratori tutti, dall’altro, gestiscano il confronto nel rispetto delle legittime posizioni reciproche.
In questa ottica vanno ringraziate le maestranze della Fenice che responsabilmente non hanno scioperato lo scorso 20 novembre in occasione dell’apertura della stagione operistica 2025-26.
Non può invece essere apprezzata la decisione della Dirigenza della Fenice di sospendere la liquidazione della quota di welfare aziendale 2025 ai dipendenti del Teatro: l’insussistenza di motivazioni economico-finanziare e la tempistica della sua applicazione suonano come una ingiustificata ritorsione. È pressante il nostro invito a rivedere al più presto questa decisione per liberare tutti da ogni sospetto di ricatto e per riaprire la strada al dialogo necessario.

Ugo Bergamo
Massimo Cacciari
Paolo Costa
Giorgio Orsoni

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