Da economista alla Banca centrale europea a viticoltore: «La mia nuova vita a 27 anni»
David Fanton, di Selvazzano (Padova), lavorava alla Bce a Francoforte, adesso gestisce una tenuta. Si è trasferito in Abruzzo dove produce vino e guida il trattore in camicia: «Era il mio sogno»

La camicia se l'è portata dall'ufficio della Banca Centrale Europea in Germania dove ha lavorato per due anni; ora ci guida il trattore e c'ha pure dato il nome alle bottiglie dei due tipi di spumante che da circa un anno produce in Abruzzo: "Terraincamicia", tutto attaccato.
David Fanton, 27 anni, di Selvazzano, una laurea in economia a Padova, da un anno ha lasciato un lavoro sicuro e ben retribuito a Francoforte per gestire una tenuta (tenuta Fanton) a Città Sant'Angelo, in provincia di Pescara. «Non ho ereditato terreni né tradizioni agricole – racconta –, ma con il tempo è cresciuto un interesse forte e semplice: il vino».
Perché questo cambio di vita?
«Lo stipendio era ottimo, ma il lavoro d'ufficio non faceva per me. Volevo costruire qualcosa che mi rappresentasse davvero. Sto muovendo i primi passi».
Che cosa non le piaceva del lavoro alla Bce?
«Lo studio alle medie, al liceo e all'Università è sempre stato importante, ma un dovere. Non vedevo l'ora di finire per dedicarmi ad altro: alle mie Vespe, alla campagna con i nonni, erano i miei momenti di libertà. A Francoforte aspettavo con ansia il venerdì sera. Non ero felice. Il lavoro è una parte fondamentale della vita di ognuno di noi. Non ho famiglia, non ho mutui, mi sono detto "proviamoci"».
Perché il viticoltore?
«È una passione che un po' tutti i veneti hanno in famiglia. Nonno Elio aveva qualche filare e produceva vino. Lo guardavo ammirato, lo aiutavo, mi ha insegnato le basi. Amo l'orto, l'odore della terra. La passione c'è sempre stata, ma non avevo pensato che potesse diventare un lavoro».
Che cosa l'ha convinta?
«Ho cominciato ad informarmi seriamente, a leggere libri, a frequentare eventi, a parlare con amici enologi, mi ha sempre interessato come si arriva a fare un buon prodotto. Gestisco 18 ettari, 7 a vigne, un ettaro di oliveto, qualche frutteto, il resto a semina ».
Senza i guadagni in Germania avrebbe potuto realizzare il suo sogno?
«No. Non a caso le etichette dei miei vini fermi riportano le cifre del lavoro d'ufficio: il 9 è il bianco, il 13 il rosato, il 18 il rosso, in onore del mio lavoro precedente».
Ha dipendenti?
«Mi occupo della potatura delle vigne da solo. Chiedo aiuto per la vendemmia e la raccolta delle olive. Ho trovato alcuni ragazzi giovani e qualche pensionato».
Con che budget è partito?
«Circa 70mila euro. Ho affittato il terreno, la cantina, condividiamo attrezzi e mezzi. Per avere una piccola cantina tutta mia servono 200-300 mila euro, è il mio obiettivo».
I primi guadagni sono arrivati?
«Per ora molto poco, sto uscendo con la mia linea di vini. Sto cominciando a prendere contatti con enoteche locali e con aziende di export. Produco anche olio. Quest'anno non ho vinificato tutto, ho venduto una parte delle uve, i soldi arriveranno non prima di gennaio febbraio. Sopravvivo con gli acconti. L'anno prossimo sarà diverso».
Come la mettiamo con la camicia. Se l'è portata dietro da Francoforte?
«Non me la sono mai tolta. Già alle medie la indossavo ogni giorno. I miei amici lo sanno. La indosso anche d'inverno in campagna. Con i grafici abbiamo deciso di tenere questo elemento identitario sulle etichette».
Ieri il mondo dell'agricoltura ha protestato a Bruxelles. Che cosa ne pensa?
«L'Ue gestisce un sacco di soldi, ma le esigenze nostre sono diverse da quelle di un agricoltore ad esempio tedesco. La burocrazia è impressionante. Ho vinto un bando di primo insediamento. Ho dovuto chiedere aiuto e pagare dei tecnici per accedervi, da solo era impossibile».
Quanti soldi le sono arrivati?
«Per il momento neanche un euro, è passato quasi un anno. Ne aspetto circa 60mila. L'Ue dovrebbe dare più potere alle associazioni di categoria per determinate pratiche» .
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