Accesso a Medicina, Dei Tos boccia il semestre filtro: «Riforma sbagliata fin dall’inizio»

Il presidente della Scuola di Medicina di Padova critica duramente il nuovo sistema di accesso: esami concentrati, incertezza per gli studenti e una “sanatoria” finale che svuota il principio di merito. «Un modello già superato altrove»

Rocco Currado
Medici in corsia
Medici in corsia

«È accaduto quello che si sperava non accadesse, ma che era ampiamente prevedibile». Non usa mezzi termini Angelo Paolo Dei Tos, presidente della Scuola di Medicina dell’Università di Padova, commentando i risultati del secondo appello d’esame per accedere ai corsi di Medicina, dopo il semestre filtro introdotto dal ministero dell’Università e della Ricerca.

Professor Dei Tos, cosa dicono questi esiti sul nuovo sistema di accesso?

«Confermano tutte le criticità che avevamo già visto nelle scorse settimane. Era difficile aspettarsi un esito diverso dal secondo appello».

Lei era scettico fin dall’inizio rispetto alla riforma. Perché?

«Perché l’impostazione era sbagliata. Dico queste cose dal primo minuto, anche se qualcuno si è svegliato tardi. Si è parlato di semestre filtro, ma nella sostanza è un bimestre. È comprensibile che i ragazzi incontrino enormi difficoltà a immagazzinare una quantità così grande di informazioni in così poco tempo. Non ho mai condiviso lo spirito della riforma».

Eppure l’obiettivo dichiarato era rendere il sistema più meritocratico.

«È qui la contraddizione. Chi predicava un sistema meritocratico ha finito per fare una sanatoria per rimediare a un errore iniziale. Piuttosto che ammettere che il meccanismo non ha funzionato, si è scelto di far entrare sostanzialmente tutti. Qualcuno dovrebbe spiegarmi quale sia stato il reale vantaggio di questa riforma».

Quali conseguenze ha avuto questo modello sugli studenti?

«L’incertezza è stata enorme. Prima gli studenti sapevano già a settembre quale sarebbe stato il loro destino. Oggi possono scoprirlo solo a gennaio. Questo ha generato disorientamento, stress e abbiamo avuto anche abbandoni».

In passato lei ha fatto anche un confronto con altri Paesi.

«Certo. Ogni Paese civile programma il numero dei medici con un test d’ingresso. Noi abbiamo adottato il modello francese proprio mentre la Francia lo sta abbandonando. È una scelta che lascia perplessi».

C’è almeno un aspetto positivo in questo scenario?

«Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, con l'escamotage del ministero almeno si riescono a riempire i posti disponibili. È una soluzione un po’ all’italiana: non perfetta, ma che evita la catastrofe». —

 

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