Inchiesta sui fondi ad Hamas, il referente per il Nord Est: «Ho raccolto quasi un milione di euro»

Custodia in carcere per Adel Ibrahim Salameh Abu Rawwa. È accusato di concorso esterno in associazione terroristica. La gip: «Era integrato nell’associazione, al corrente e partecipe delle decisioni»

Laura Berlinghieri
Un frame di un video della maxi operazione che ha portato all'arresto di nove persone accusate di aver finanziato Hamas con denaro raccolto in Italia
Un frame di un video della maxi operazione che ha portato all'arresto di nove persone accusate di aver finanziato Hamas con denaro raccolto in Italia

Raccoglieva il denaro che i finanziatori di turno pensavano di destinare alla popolazione palestinese allo stremo, approfittando tra l’altro delle ripetute visite degli sceicchi: autentici catalizzatori di fedeli. E invece poi utilizzava ogni somma per finanziare l’attività terroristica di Hamas contro Israele.

È un giro enorme di denaro quello che è riuscito a mettere in piedi Adel Ibrahim Salameh Abu Rawwa, 55enne residente a Sassuolo (Modena), «referente per l’area del Nord-Est italiano» – si legge nell’ordinanza che ne dispone la custodia in carcere – del mastodontico traffico di finanziamenti ad Hamas provenienti dall’Italia. Si parla di oltre sette milioni di euro, di cui quasi un milione frutto del solo “talento criminale” di Abu Rawwa.

«Sono arrivato a quasi un milione, 900 mila euro» ammetteva lui stesso con un connazionale – Mohammed Mahmoud Ahmad Hannoun, indagato pure lui – che provava a dissuaderlo dai suoi propositi di andare nel Regno Unito per qualche tempo, allontanandosi dagli “affari” in Italia. «Tu da solo in otto mesi quello che non si è mai raccolto in tre-quattro anni» il contenuto di un’intercettazione, registrata durante uno degli incontri per il trasporto del denaro.

È il 20 giugno del 2024 e Abu Rawwa si presenta nella sede milanese dell’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese, della quale è dipendente dal 2008, con uno zaino rosso carico di banconote: 180 mila euro, il valore complessivo. Lui è la “punta di diamante” dell’associazione: capace di raccogliere 900 mila euro sui 2,5 milioni messi insieme fino a quel momento. Ma a insospettire l’Unità di informazione finanziaria non sono soltanto i bonifici – il denaro veniva raccolto anche così – ma anche l’acquisto all’asta, sempre da parte sua, di oltre quaranta immobili in un periodo piuttosto limitato, e senza alcuna linea di finanziamento attiva.

Il rapporto di Abu Rawwa con l’associazione terroristica è certamente solido. Il suo contributo «rilevantissimo», come sottolineato dalla stessa gip Silvia Carpanini nelle carte per disporne la custodia in carcere, ma non sufficiente a connotare Abu Rawwa come membro effettivo di Hamas: per lui l’ipotesi di reato è concorso esterno in associazione terroristica.

Un’accusa che si basa sulla pluralità di episodi e di dialoghi che si succedono nelle 303 pagine di ordinanza cautelare. Circostanze e intercettazioni che fanno scrivere alla gip: «Abu Rawwa risulta perfettamente integrato all’interno dell’organizzazione di Abspp (Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese, ndr), al corrente e partecipe delle decisioni riguardanti la vita dell’associazione, quali le iniziative per ovviare ai problemi conseguenti alla chiusura dei conti di Abspp mediante la creazione di nuove associazioni, e i mezzi per far prevenire il denaro a Gaza e nei territori».

Il suo aggancio più illustre è senz’altro Osama Alisawi, cofondatore dell’associazione stessa. Membro di Hamas – lui, sì e a pieno titolo – di cui era stato anche ministro dei Trasporti. Abu Rawwa lo accreditava così: «Noi abbiamo il dr. Osama Alisawi (...), uno che si era laureato a Padova, è lui il ministro lì, è con lui che coordiniamo».

In realtà, la laurea Alisawi l’aveva conseguita trent’anni fa all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, ma chiaramente poco cambia. È lui il potentissimo “ponte” di Abu Rawwa per le incursioni nella Striscia. Lui, insieme ad altro denaro.

«Attualmente stanno entrando ogni giorno 150, 140, 120 camion» spiegava il 55enne, il 4 febbraio di un anno fa. Per questo flusso continuo, però, erano necessari dei soldi. Tantissimi soldi: 1,1 milioni di euro.

Un esempio: il successivo 27 marzo. Ventotto camion di farina ammessi a Gaza, in cambio di 2.500 euro a mezzo chiesti dall’esercito egiziano, più 400 euro per ogni soldato di scorta, insieme a una “mazzetta” complessiva di 86 mila euro.

Ecco, Abu Rawwa era il «collettore» nelle Regioni del Nord-Est, ma pure il referente di Hamas per l’Egitto e le aree limitrofe.

Nella prima veste, caricava lo zaino zeppo di banconote in auto, un’Audi,e così si spostava, a seconda degli appuntamenti. La sera dell’11 febbraio 2024 arrivava a Milano da Sassuolo, per consegnare i 180 mila euro raccolti nelle ultime settimane. «Ecco la valigia con 180 e poi Sassuolo hanno ancora lì dei soldi» il contenuto di un’intercettazione.

La consegna successiva, l’11 aprile, avveniva al casello autostradale di Lodi. «Ti devo portare 250 mila, non li posso tenere tutti da me» spiegava, poco prima, al telefono. Quantificando poi, alla consegna: «Ci sono 250, nel pos 56 e bonifico 22. E diciamo che, grazie a Dio, abbiamo superato la somma dei 340 circa». Mazzette di banconote e il pos. Poi, il 20 giugno, un altro zaino e altri 180 mila euro. Per un totale che sfiora il milione di euro: il contributo inconsapevole del Nord-Est al terrorismo di Hamas.

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