Uno Bianca, 35 anni fa la morte in strada di Primo Zecchi

Questa mattina in via Zanardi la commemorazione

(ANSA) - BOLOGNA, 06 OTT - "Questo, per me, è un giorno molto doloroso. In questo momento stanno chiedendo di uscire al carcere. Fabio Savi ha chiesto di andare a lavorare fuori, ma il magistrato gli ha detto di no e questo mi ha un po' confortata. E' stato proprio lui, con due colpi alla testa, a uccidere mio marito, poteva risparmiarlo. Se anche mio marito aveva preso il numero di targa, cosa c'entrava? La loro auto era rubata". A 35 anni dalla morte di Primo Zecchi, pensionato bolognese, testimone di una rapina e ucciso il 6 ottobre 1990 dalla banda della Uno bianca in via Zanardi 328, a ricordarlo è la moglie Rosanna, per 26 anni presidente dell'Associazione familiari delle vittime. Questa mattina si è svolta la cerimonia di commemorazione alla presenza anche del prefetto e del questore. "Mio marito era così - prosegue Zecchi - non poteva vedere le ingiustizie e aiutava sempre gli altri Sono tutti ancora socialmente pericolosi: devono stare in carcere". Tra i presenti, per rendere omaggio al pensionato, freddato in strada dal gruppo criminale che, fra il 1987 e il 1994 uccise 24 persone e ne ferì decine, anche l'attuale presidente dell'associazione dei familiari. "I criminali che hanno ucciso Zecchi portavano la divisa, hanno sfruttato e tremendamente infangato la divisa - aggiunge Alberto Capolungo - lui è stato l'opposto: un cittadino comunque che ha reagito a una ingiustizia. La sua reazione gli è costata la vita". (ANSA).

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi