Ucciso e fatto a pezzi, donne dicevano che era già in Colombia

Il copione di Mailyn e Lorena per i sanitari che andavano a casa

(ANSA) - TRIESTE, 07 AGO - Nei giorni tra l'omicidio di Alessandro Venier e il ritrovamento del cadavere, la compagna Mailyn Castro Monsalvo, ai sanitari che andavano a casa per assisterla a causa della depressione post partum, già diceva, assieme alla madre di lui Lorena Venier, che il 35enne non era a casa perché era partito per la Colombia. Lo riporta la Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia. Entrambe le donne sono accusate di omicidio e occultamento di cadavere e, secondo il piano confessato da Lorena, avrebbero sfruttato il fatto che Alessandro aveva annunciato agli amici il suo imminente trasferimento per sempre in Colombia affinché nessuno lo cercasse. Dopo il 25 luglio, giorno dell'uccisione e poi del sezionamento del cadavere, Mailyn e Lorena ricevevano regolarmente le visite di pediatra, ostetrica o assistente sociale, iniziate a gennaio dopo la nascita della bambina. E recitavano il copione concordato. La fragilità della giovane ha radici lontane - riferisce la Tgr - come dimostrano documenti ufficiali di Puerto Colombia, sua città d'origine. Nel luglio 2021 Mailyn rinunciò a un incarico dirigenziale nell'Ufficio di sanità pubblica. "Questa documentazione in verità conferma quanto ci è stato detto dai genitori di Mailyn - osserva l'avvocato di Maylin, Francesco De Carlo - ovvero che al di là di questa depressione post partum ci fossero stati anche in precedenza dei gravi episodi che avevano pesantemente compromesso la sua condizione di salute al punto tale da influire anche sulla sua professione". I genitori, intenzionati a prendersi cura della nipotina, hanno lanciato una raccolta fondi per coprire le spese legali e il viaggio in Italia. (ANSA).

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