'La ragazza di ghiaccio' e il trauma dell'abuso

Uscita evento per film di Baetens in occasione del 25 novembre

(ANSA) - ROMA, 24 NOV - Eva (Rosa Marchant) a 13 anni, quando si sente invisibile e vuole solo essere accettata, e lo stesso personaggio da ventenne (Charlotte De Bruyne), che ha congelato nel silenzio e in una rabbia senza sbocco l'atto di violenza traumatica che ha subito. Sono le due linee temporali esplorate con la protagonista di La ragazza di ghiaccio, opera prima dell'attrice belga Veerle Baetens (Alabama Monroe), vincitrice al Sundance 2023 di due riconoscimenti nella sezione World Cinema (il Grand Jury Prize e un premio speciale per la migliore performance a Rosa Marchant). Il film è arrivato nelle sale italiane con un'uscita evento di tre giorni, distribuito da Teodora in occasione del 25 novembre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Il lungometraggio, tratto dal romanzo di Lize Spit 'Si scioglie' edito in Italia da e/o, è un viaggio emotivo senza soluzioni concilianti e consolatorie, nel quale è posto al centro un blocco di ghiaccio, metaforico e reale. La sua prima apparizione, in un'estate vissuta in un paesino di campagna, è quella nell'indovinello che Eva 13enne condivide con i compagni d'avventure, gli amici 'fraterni' Tim (Anthony Vyt) e Laurens (Matthijs Meertens). La bambina, alle prese nel quotidiano con una famiglia disfunzionale, si sente parte del branco e non si tira indietro quando viene usata da Tim e Laurens per attirare altre coetanee, sfidandole a trovare la soluzione del rebus, con in palio pochi euro, per portarle a togliersi davanti a loro un capo d'abbigliamento a ogni risposta sbagliata. La protagonista, alle porte dell'adolescenza, si trova a diventare prima strumento e poi vittima di un gioco sempre più oscuro. Parallelamente conosciamo l'Eva ventenne, che ha rotto i rapporti con il suo passato e la sua famiglia (a parte la sorella minore). Assistente di un fotografo, riservata e silenziosa, è come congelata all'interno di quel trauma enorme subito e tenuto nascosto. Un mostro che guida la ragazza nel cercare la sua terribile vendetta. Questa è "una storia universale che può toccare ogni tipo di persona indipendentemente dall'età (escludendo i bambini piccoli) o dal genere - ha spiegato Baetens nelle interviste sul film -. Molte persone possono identificarsi con Eva, con il suo bisogno di essere apprezzata e amata. Il modo in cui è cresciuta e le esperienze nel corso della sua vita le hanno impedito di sbocciare e diventare una persona 'completa'". L'obiettivo della regista era "fare un film sulle persone fragili, quelle che accettano tutto e contro le quali il mondo spesso è spietato. Molti film parlano di resilienza, della necessità di essere forti. Questa storia è invece per coloro che seppelliscono il loro dolore in profondità dentro di sé, dove nessuno può vederlo e che silenziosamente ne vengono svuotati". (ANSA).

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