'La ragazza dal cappello rosso', fin dentro perdita e ricordo

Nel film di Kohei Igarashi una storia minimalista e poetica

(ANSA) - ROMA, 26 SET - Dietro 'Super Happy Forever - La ragazza dal cappello rosso' di Kohei Igarashi, appena uscito in sala con Trent Film e già apertura delle Giornate degli Autori di Venezia 81, c'è una domanda senza risposta: si può accettare la morte improvvisa di una persona amata anche molto giovane? Ora per il giovane, filiforme protagonista del film, Sano (Hiroki Sano), non si esce mai dal lutto neppure dopo cinque anni. Così lo vediamo assieme al suo migliore amico, Miyata (Yoshinori Miyata), tornare nella penisola di Izu a un'ora da Tokyo, sulle tracce della memoria dell'amata moglie Nagi (Nairu Yamamoto). I due si erano infatti conosciuti e innamorati cinque anni prima proprio in vacanza in questa località di mare. E Sano torna poi in quel bellissimo resort sulla spiaggia all'impossibile ricerca di quel cappello rosso allora smarrito e oggetto di culto delle origini del loro amore. Da qui nel film un lungo flashback in quel passato e nell'incontro con la sua Nagi, tra passeggiate in spiaggia e locali notturni e tutto in pieno minimalismo nipponico. "Volevo fare qualcosa di semplice - dice nelle note di regia Igarashi -. Qualcosa che riecheggiasse i classici del cinema giapponese ed europeo, ma che fosse allo stesso tempo attuale. Il ritmo lento e la quiete consentono infatti di capire meglio i sottili cambiamenti che accadono nella vita, cose che potresti non notare fino a quando non ti guardi indietro". Dice ancora il regista: "Al centro di Super Happy Forever c'è una profonda quiete. È un film tranquillo, ma non vuoto. Ogni colpo, ogni interazione ha un peso. Alcuni incidenti possono sembrare negativi all'inizio, ma riportano alla mente invece importanti ricordi. Quando morirò, il mio corpo scomparirà - sottolinea -, ma la mia presenza continuerà. Questo pensiero di presenza fisica che svanisce tra ricordi e amore che persistono corre come una corrente lungo tutta quest'opera. Si tratta insomma di esprimere una prospettiva profondamente personale sulla vita, l'amore e la morte". Comunque anche in questo film così originale come è 'Super Happy Forever - La ragazza dal cappello rosso' si trova l'immancabile autobiografismo: "Izu e Atami - spiega - erano vivaci destinazioni turistiche quando ero un bambino negli anni '80". E infine Igarashi riflette sul processo di realizzazione di quest'opera: "Ho scoperto che il mio cinema è il risultato di molte coincidenze. Che si tratti di un passante che entra in uno scatto inaspettatamente o del tempo che si allinea nel modo giusto, questi momenti di serendipity modellano i miei film in modi che non possono essere pianificati e questo è molto bello". (ANSA).

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