Centro di recupero la Ninna, a rischio la sopravvivenza dei ricci

Antropizzazione dell'ambiente, inquinamento e agenti infettivi li stanno decimando

(ANSA) - ROMA, 17 DIC - Il riccio europeo (Erinaceus europaeus), una delle specie più diffuse e longeve del pianeta, sta vivendo un rapido e drammatico declino numerico, tanto da essere stato inserito nella Lista Rossa Iucn - International Union for Conservation of Nature - delle specie a rischio di estinzione. Lo sottolinea il centro di recupero degli animali 'La Ninna'. Negli ultimi quattro anni, una ricerca condotta in collaborazione con l'Università di Torino, coordinata da Maria Teresa Capucchio del dipartimento di scienze veterinarie e il centro recupero ricci "La Ninna", ha analizzato le principali cause di morte dei ricci ricoverati. Dall'analisi complessiva di quasi 400 ricci deceduti emerge che la prima causa di morte è di tipo infettivo (tra il 50% e il 60% dei casi), seguita da traumi legati ad attività antropiche come investimenti stradali e uso di decespugliatori (20-30%). Le malattie polmonari e intestinali risultano estremamente diffuse: fino al 90% dei polmoni analizzati presentava infatti parassiti, spesso associati a gravi infiammazioni e infezioni batteriche. In molti casi la polmonite parassitaria è risultata l'unica causa di morte rilevabile. L'ambiente urbano e agricolo degradato stanno decimando la specie. La perdita dell'habitat, pesticidi, antibiotici dispersi nell'ambiente, inquinanti chimici di vario tipo e batteri anche resistenti agli antibiotici compromettono il sistema immunitario dei ricci, rendendoli più vulnerabili ad infezioni parassitarie e batteriche. Il cambiamento climatico aggrava ulteriormente la situazione, riducendo la disponibilità di insetti e costringendo i ricci a nutrirsi di lumache, vettori di parassiti potenzialmente letali. Il riccio è considerato un animale "sentinella" dello stato di salute degli ecosistemi. Il suo declino segnala un degrado ambientale profondo che non minaccia solo la fauna selvatica, ma anche la salute dell'uomo. "L'aumento delle temperature - sottolinea il Massimo Vacchetta - sta alterando i cicli riproduttivi e il letargo, causando una mortalità elevatissima soprattutto nei cuccioli. Senza un'inversione di rotta nelle politiche ambientali, il rischio è la scomparsa del riccio dall'Europa nel giro di pochi decenni. La sopravvivenza dell'uomo è infatti legata in maniera imprescindibile alla tutela delle specie selvatiche e degli ecosistemi". (ANSA).

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