Un nuovo Frigimelica a Palazzo Fulcis. Il Museo Civico di Belluno da ieri accoglie ufficialmente una tela di devozione privata di Francesco Frigimelica il Vecchio. Un’opera ritrovata circa 60 anni fa in una casa in Alpago, ed ora – grazie al generoso gesto di Tatiana Prinzivalli e Annalisa Garbin, con l’intermediazione di Marco Perale – depositata ed esposta al Museo, dove rimarrà per due anni in comodato d’uso, auspicabilmente rinnovabile.
«La tela è un prezioso ricordo di mio padre, il commendator Giovanni Garbin», ha rivelato la figlia Annalisa, «segretario capo della Procura della Repubblica di Belluno e grande appassionato d’arte. In un sopralluogo di lavoro in un paese dell’Alpago, in un’abitazione privata, rimase colpito da questo quadro e lo acquistò, o forse fu un regalo. Lo tenne in scorta ancora molti anni, dopodiché, avendolo fatto riconoscere come opera di Frigimelica, lo fece restaurare da Mariangela Mattia».
«Sono contenta», ha aggiunto la nipote Tatiana Prinzivalli, proprietaria effettiva del quadro, «di esprimere la volontà di mio nonno di concederlo in comodato al Museo, così che possa essere visto anche dalla cittadinanza».
Ma di che opera si tratta? L’ha illustrato il conservatore Carlo Cavalli. «È un dipinto che ha la sua importanza nel catalogo di Francesco Frigimelica il Vecchio», ha spiegato. «Un artista solo apparentemente facile. È il pittore della Controriforma nel Bellunese e non solo: sue opere si trovano nelle chiese della Valbelluna, ma anche del Primiero e dell’Alto Trevigiano, nonché all’estero, a Budapest. È conosciuto soprattutto come autore di pale d’altare, ma la sua produzione è entrata anche in luoghi privati. Questo dipinto appartiene a questa tipologia. In tali opere, in genere, la Madonna con Bambino e magari un altro santo si accompagna al ritratto del devoto, che si faceva realizzare il dipinto per tenerlo in casa e rispecchiarvisi: quando pregava, vedeva se stesso incluso all’interno di quello spazio sacro. In questo quadro, l’ombra di croce rovesciata ci rivela la presenza di Sant’Andrea, che poggia una mano sulla spalla di questo personaggio, che il Bambino presenta alla Vergine con un gesto molto chiaro. Qui al Museo Fulcis, di Frigimelica c’è una pala della Pietà che ritrae il rettore Vittore Correr: un ritratto ufficiale, in cui prevale la rigidità richiesta dal cerimoniale. In questo ritratto privato, invece, il pittore è più libero di raffigurare il personaggio così com’era, con i suoi difetti, le sue rughe, la barba incipiente. Non sappiamo chi sia: il Sant’Andrea alle sue spalle può farci pensare che tale fosse il suo nome. È un’opera che mi fa molto piacere accogliere nel Museo, perché dipinto di devozione privata, che in un certo senso risarcisce quello rubato nel furto del 1973».
La tela resterà esposta nel salone nobile per qualche settimana, poi verrà portata nella sala del Seicento, vicino all’altro Frigimelica. Nel mese di maggio, inoltre, ci saranno due momenti d’approfondimento, entrambi al venerdì alle 17, sempre al terzo piano di Palazzo Fulcis: il 19 la conferenza “Frigimelica ritrattista” a cura di Paolo Delorenzi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; il 26 la presentazione del nuovo libro di Flavio Vizzutti “Francesco Frigimelica” (Il Prato Edizioni), nella quale interverranno l’autore e lo storico dell’arte Giorgio Reolon.