Storie di emigrazione: dagli Usa a Belluno in cerca delle radici

BELLUNO. Si dice che in ogni racconto, insieme agli altri componenti che ne costituiscono l’ossatura, ci sia sempre un "oggetto magico", ossia quell’elemento che permette al protagonista di tirare le fila e raggiungere l’obiettivo che si è prefissato.
Quella di cui parleremo, anziché un racconto o una fiaba, è una storia vera, ma vede comunque la presenza di un oggetto magico, in questo caso un cucchiaino d’argento con impresse decorazioni floreali e la sigla “MB”. Ma per capire bene il ruolo che ha rivestito questo manufatto bisogna partire dall’inizio, raccontando la storia di Christine Cannella Carrara, che da sempre vive negli Stati Uniti, ma le cui origini sono bellunesi, precisamente pontalpine.

Sin da quando era bambina Christine ha nutrito un desiderio: riscoprire le proprie radici. Un sogno che ha realizzato in questi giorni, riuscendo ad arrivare per la prima volta, insieme al marito Marty Carrara, in provincia di Belluno.
Martedì, accompagnata dalla guida turistica Paola Bortot, è stata prima all'Archivio storico di Belluno e poi in parrocchia a Cadola. Nel pomeriggio ha visitato il Mim, Museo interattivo delle migrazioni dell'Abm. E lì l’abbiamo intervistata. «Mia nonna, Virginia Bridda, nacque il 29 settembre 1900 a Roncan. Suo papà si chiamava Giovanni», racconta Christine, che non parla italiano, in quanto, come spiega, era considerata dai suoi avi la "lingua degli adulti".

«Mio nonno, Antonio Viel, era nato invece il 9 dicembre 1891 a Quantin, da Luigi e Maria Luigia Viel». Antonio emigrò in Florida il 28 maggio del 1909, a 17 anni. Poi si spostò a Cresson, in Pennsylvania, dove andò a lavorare in una miniera di carbone. «Mia nonna inizialmente rimase a Ponte nelle Alpi», dice ancora Christine. «Dalle ricerche fatte in parrocchia a Cadola ho trovato il certificato di battesimo di mio nonno e quello di matrimonio con Virginia: si sposarono il 14 febbraio del 1920, proprio a Cadola. Il 28 dicembre dello stesso anno nasceva il loro primo figlio, Luigi Giovanni».
Nel 1930 Antonio si spostò a Edison, in New Jersey, dove iniziò a lavorare per la Johnson & Johnson e stabilì lì la sua famiglia. «Antonio e Virginia misero poi in piedi un locale, "Viel's Tavern"», continua Christine. «Dopo la morte del nonno, mia nonna, che ho sempre chiamato "Nonni", continuò l'attività. Con lei anche mio padre e mia madre, Carmen Charles Cannella e Maria Eliza Viel, e mia zia Florence Emma. Personalmente ero molto attaccata a nonna Virginia e il mio compito da bambina era preparare i tavoli. Un giorno ho trovato un cucchiaino d’argento. Per me era bellissimo e ho chiesto alla nonna di chi fosse: mi rispose che apparteneva a sua madre. Anni dopo scoprii che le iniziali "MB" erano quelle della mia bisnonna, Maria Antonia Bortot. Quel cucchiaino per me fu come un mistero, una favola, la "scarpina di Cenerentola". Ed è proprio in quel momento che è iniziato il mio sogno di scoprire le origini della mia famiglia».

Un desiderio che è cresciuto nel tempo e che si è concretizzato due anni fa quando, tramite i social network, Christine ha contattato Nick Simcock, volto noto a Belluno, chiedendogli aiuto: «Gli ho scritto dicendogli che mi ponevo l'obiettivo di realizzare il mio sogno per il mio sessantesimo compleanno». Compleanno che "cade" proprio quest'anno e Christine e si è fatta questo grande regalo: arrivare a Belluno. «L’emozione che sto provando è indescrivibile», mette in risalto. «Per me è un miracolo che si realizza». Ieri pomeriggio il suo viaggio ha visto come tappa Quantin, con la visita al cimitero, dove è ancora sepolto il bisnonno Luigi. «Tra l’altro, quello che fino a poco tempo fa era l’orologio del campanile di Quantin era stato donato da mia nonna alla morte del marito», ricorda Christine. «Allora aveva commissionato alla una ditta di Cadola di realizzare e installare quest’orologio». Ieri Christine e il marito Marty hanno incontrato il parroco, don Giorgio Aresi, che per l’occasione ha anche celebrato una messa, seguita da un rinfresco alla vecchia latteria del paese.
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