Paolo De Dea è tornato a casa dopo il giro del mondo in moto

BELLUNO. Paolo De Dea ce l’ha fatta. Sotto le ruote della sua moto sono passate le strade di tutto il mondo e ieri, dopo decine e decine di migliaia di chilometri, si è concluso il suo viaggio cominciato a fine maggio. . «Viaggiare è bellissimo e tornare a casa è ancora più bello», ha commentato a caldo il titolare del ristorante Excalibur appena fermata Dark Queen, la sua Bmw Gs 1200 Lc Adventure, davanti alla porta del locale. Un’avventura che ha fatto esplorare a De Dea paesi e culture molto diverse, rivelando la bellezza delle tante persone incontrate: «Dopo i Balcani, la Grecia e la Turchia ho attraversato l’Iran, il Pakistan e l’India dove ho scalato i passi più alti del mondo. Poi mi sono spostato nello splendido Myanmar e sono entrato nel Sud-Est asiatico della Tailandia, della Malesia e dell’Indonesia fino alla mitica isola di Bali».
Da lì un aereo gli ha permesso di raggiungere Melbourne e l’Australia, che ha attraversato in lungo e in largo, per poi tornare a Melbourne da dove lui e la sua Dark Queen hanno ripreso la via del cielo per atterrare negli Stati Uniti. «Il programma iniziale prevedeva di attraversare anche l’Alaska, ma una serie di ritardi e intoppi lungo il percorso mi hanno rallentato troppo e ha cominciato a nevicare, così ho preferito atterrare a San Francisco».
Negli Stati Uniti De Dea ha attraversato la California, toccato Las Vegas, New Orleans ed è arrivato a Miami da dove il viaggio è proseguito verso Sud, ancora una volta in volo, fino a Santiago del Cile da dove ha cominciato ad affrontare le piste e le salite delle Ande, zizzagando tra Cile e Argentina. Il viaggio in America Latina si è concluso nella sua punta meridionale più estrema, a Ushuaia, dove c’è stato anche tempo per una capatina a Capo Horn per uno speciale incontro con i pinguini.
Tornato a Santiago De Dea si è imbarcato per l’ultimo volo con la sua moto che lo ha portato a Lisbona e da lì, tra gli impegni legati agli sponsor, è finalmente arrivato a Belluno con il suo bagaglio di storie da raccontare ad amici e dipendenti che lo aspettavano in festa: «Ho vissuto tantissime emozioni, ma quelle più importanti me le ha date sicuramente la gente. Mi ha colpito come chi mi ha dato di più è stato probabilmente chi aveva meno. Dal punto di vista del paesaggio, invece, non penso di aver visto luoghi brutti, perché tutti hanno sempre dimostrato di avere un qualcosa di particolare da mostrare».
I problemi sono arrivati principalmente dalla ricerca di ricambi per la moto, che non ha comunque mai dato problemi particolari, e da un ragno non particolarmente amichevole. «I territori più difficili che ho attraversato, come i passi dell’India, hanno messo a dura prova le gomme della Dark Queen e non è stato trovare dei ricambi della stessa misura; sono anche arrivato a farmeli spedire dall’Italia per poter proseguire. Negli stessi luoghi ho anche vissuto l’unico momento di vero sconforto quando sono caduto e ho dovuto aspettare a lungo prima che un camionista mi aiutasse a rialzare la moto. Ci trovavamo a oltre cinquemila metri e la mancanza di ossigeno accentua moltissimo la fatica e mi sono chiesto chi me l’avesse fatto fare».
In Myanmar, poi, Paolo è stato morso al braccio da un ragno: «Una puntura che si è rivelata essere molto più fastidiosa di quanto sembrasse all’inizio e che mi ha costretto a farmi visitare più volte lungo il percorso e che per tre volte ha fatto riaffiorare una brutta infezione». Appena fermate le ruote della moto davanti al suo locale, però, Paolo pensa già alla prossima avventura, ma in compagnia: «Per ora mi godo il mio ritorno a casa, ma sono sicuro che la voglia di ripartire tornerà. La prossima volta, però, spero di poter viaggiare in compagnia per poter condividere ogni singolo istante dei meravigliosi momenti che si vivono sulle strade del mondo». –
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