Non solo Dolomiti: il fascino delle Prealpi

BELLUNO. Dalle vette del Visentin e del monte Cesen, che osservano da millenni la pianura diventare mare, alle forre dei Brent capaci di regalare emozioni intense. La Valbelluna e le Prealpi stanno vivendo un momento di rinascita dal punto di vista della valorizzazione paesaggistica. Un territorio capace di unire cime e radure e che grazie ai suoi scorci, ma anche alla sua flora e alla sua fauna, è sempre più apprezzato. «Da una parte c’è la montagna dolomitica, senza dubbio bella e imponente. Dall’altra una montagna che fino ad un po’ di tempo fa non veniva considerata tale: le Prealpi» spiega Giuliano Dal Mas, scrittore, che ci accompagnerà nel commento della foto di Daniele De Gan che immortala per la rubrica Belluno Meraviglia tutta la bellezza del Visentin. «Nel mio libro “Dolomiti della Valbelluna” ho tralasciato le Prealpi» spiega lo scrittore, «non le consideravo quasi montagne, le snobbavo. Ma poi mi sono accorto, con la conoscenza, che tutte le vette hanno dignità e bellezza e che bisogna andare a scoprirle. Prendiamo ad esempio i Brent de l’Art. Sono molto conosciuti ma sono anche più vasti di quello che sappiamo. Anfiteatri di roccia, gole e forre che i locali conoscono ma che sono ignoti ai più».
Proprio questo è il punto dolente secondo Dal Mas. Non tanto la conoscenza del territorio quando il tramandarsi di informazioni sui luoghi e sulla loro storia. «Prima la conoscenza era legata alle persone del luogo» spiega Dal Mas, «è simile a quello che accadde altrove per i cacciatori: conoscevano benissimo il territorio ma nulla scrissero e nulla tramandarono. Accompagnarono gli alpinisti sulle Dolomiti e da lì si posero le basi per la conoscenza della montagna che abbiamo oggi. Fino a qualche decennio fa la nostra gente ha mantenuto i sentieri delle Prealpi ma ora c’è l’abbandono della montagna, è un mondo che cambia».
A tramandare quella conoscenza ci pensano le pubblicazioni specializzate che sempre più spesso si occupano proprio delle Prealpi. «Quelle di Luca Galante e di Toni Sanmarchi sono stati momenti determinanti, dei gradini. Ora ci sono le pubblicazioni di Giovanni Carraro che hanno portato ad una conoscenza più approfondita» continua lo scrittore, «le Prealpi vanno di moda e non sono frequentate solo dai trevigiani ma anche dai bellunesi».
Ad aiutare lo sviluppo del territorio sotto il profilo escursionistico non sono solo le pubblicazioni ufficiali. Molto, moltissimo, lo fanno i social network. Negli ultimi anni se ne è avuta prova: luoghi come la Grotta Azzurra di Mel (o il lago di Sorapis, dato che il fenomeno interessa anche le “classiche” Dolomiti) sono stati presi d’assalto in un crescendo di fama social. «Quello della Grotta Azzurra è un esempio di percorso che è possibile percorrere anche senza esperienza di alta montagna» spiega Dal Mas, «io stesso l’ho raggiunto lo scorso anno quando avevo un problema alla gamba e non potevo camminare in salita. Da appassionato di montagna, ho scoperto quelle zone solo quando non potevo raggiungerne altre. Ma non sono meno belle, anzi, e andrebbero valorizzate dalle istituzioni e dalle associazioni. Penso ad un luogo come la Forra dei castei lungo il Cordevole. Venne percorsa nell’800 anche dallo scrittore Antonio Stoppani e se fossimo in Austria o Tirolo verrebbe valorizzata diversamente».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi