Il salto beneaugurante di “Lachè” e “Matažin”

Riflettori sulla Mascherata di Santä Ploniä a Dosoledo per la rubrica Belluno Meraviglia

COMELICO SUPERIORE. Maschere in legno, musica e tanto colore. Per una tradizione che non ha mai rinnegato le proprie radici e che conserva rituali e cerimoniali che l’hanno caratterizzata fin dalle origini. Protagonista della rubrica settimanale “Belluno Meraviglia”, nata dall’omonimo concorso fotografico del Corriere delle Alpi, è il Carnevale di Dosoledo, frazione gioiello di Comelico Superiore.

Appuntamento con Belluno Meraviglia


Lo scatto che presentiamo oggi, realizzato da Walter Argenta, mette in primo piano gli elementi che caratterizzano una manifestazione unica nel suo genere e che vede il suo clou, ogni anno, nella domenica più vicina al 9 febbraio, data nella quale si ricorda Santa Apollonia. «Il nostro Carnevale prende il nome proprio da quest’ultima (è conosciuto infatti come Mascherata di Santä Ploniä), a lei è dedicato uno degli altari laterali presenti nella chiesa di Dosoledo», spiega Stefano Zandonella Golin, intagliatore di maschere in legno. «Le maschere multicolori protagoniste della festa, le cui origini si perdono nei secoli, sono il “Lachè” e il “Matažin” (immortalati nella foto, ndr), rappresentate da due figure maschili. Sono simbolo di ricchezza e fortuna».

“Lachè” e “Matažin” sono caratterizzati da un copricapo molto alto (“calòta”) rivestito di velluto, adorno di collane, spille e altri oggetti preziosi, disposti in modo da formare un armonioso disegno. «Un tempo erano adornati da gioielli che venivano offerti dai membri della comunità», continua Zandonella Golin, che ricorda come la maschera in legno, nel Carnevale di Dosoledo, rivesta una funzione fondamentale: «A ogni edizione ne sfilano tra le 100 e le 150. Realizzarle è molto complesso e ogni creazione è un prodotto unico. Personalmente seguo la tradizione e mi ispiro ai volti della gente. L’obiettivo è creare emozioni».

Immancabile la musica, senza la quale la festa di Dosoledo non sarebbe ciò che è. «Musica mitteleuropea, come polka, mazurka e valzer», fa presente Arrigo De Martin Mattiò, uno dei fondatori del Museo “Algudnei”, nel quale una sezione è dedicata proprio al Carnevale. «In origine gli strumenti di accompagnamento erano gli archi, poi si è passati alla fisarmonica e, in epoca più moderna, alle chitarre».

La caratteristica principale del corteo carnevalesco di Dosoledo è la suddivisione delle maschere in due categorie: le “maskrì da bela” (maschere da “bella”) e le “maskrì da vèca” (maschere da “vecchia”). Il corteo comprende una serie di personaggi: oltre a “Matažin” e “Lakè”, le “Matažere”, e i “Pajaži”. Le origini di questa festa si perdono nella notte dei tempi. «Il Carnevale di Dosoledo ha quasi sicuramente radici pagane ed è per questo motivo, data la profonda religiosità che ha sempre caratterizzato gli abitanti del Comelico, che di questa tradizione non si è scritto molto, almeno fino agli inizi del XX secolo», dice ancora De Martin. «Ci troviamo di fronte a un rito antico, di buon auspicio, i cui simboli vanno d’accordo con il concetto di regalità, bellezza e utopia».

Tra l’altro, esiste una leggenda legata al momento culmine della danza di “Lachè” e “Matažin”: si dice che se il “salto” che essi compiono riesce bene l’annata successiva sarà buona, in caso

contrario sarà infruttuosa. Ogni anno il Carnevale di Dosoledo richiama tantissime persone, grandi e piccini, da tutta la provincia e anche da altre regioni d’Italia. «L’interesse nei confronti di quest’evento è in crescita», sottolinea Zandonella Golin. «Quest’anno sono arrivati oltre 1.500 visitatori. L’evento è un biglietto da visita non solo per Dosoledo, ma per tutto il Comelico. Se venisse valorizzato come merita, il nostro Carnevale potrebbe essere famoso in tutto il mondo».

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