Il “Cavaliere di Rusecco” ha fatto ritorno in Italia

Il disegno di Tiziano Vecellio di proprietà dell'Aschmolean Museum di Oxford è in mostra alla Galleria deli Uffizi di Firenze fino al 15 gennaio
Di Walter Musizza

CADORE. È uno dei pochi tramiti di cui oggi disponiamo per un approccio credibile a un capolavoro tizianesco andato perduto, la “Battaglia di Cadore”. L’incendio che devastò Palazzo Ducale a Venezia nel 1577 ci ha rubato, infatti, il grande quadro di questo epico combattimento, che il maestro cadorino fece per la sala del Maggior Consiglio.

Di conseguenza lo scontro avvenuto nel 1508 presso il Rusecco, tra Tai e Valle, l’evento forse più importante della storia tra Pelmo e Peralba, non ha più da tempo la sua ideale consacrazione e visibilità. Una perdita tanto più dolorosa se si pensa che l’opera, già di per sé eccezionale, era proprio del figlio più illustre del Cadore e che, per la sua stessa collocazione in uno dei luoghi più ammirati e visitati del mondo, si proporrebbe oggi come un formidabile veicolo di informazione e promozione per tutto il nostro comprensorio. Per farci un’idea del soggetto e del valore dell’opera perduta dobbiamo dunque affidarci ad alcune incisioni da essa ricavate (per esempio quella di Giulio Fontana) e soprattutto ad alcuni disegni preparatori dello stesso Tiziano.

Uno di essi, il più celebre, è il “Cavaliere e cavallo in atto di cadere”, particolare destinato alla concitata scena di lotta che il pittore avrebbe poi effettivamente realizzato nella parte sinistra del quadro. Quest’opera, già studiata e ampiamente descritta da Josiah Gilbert nel suo classico “Cadore or Titian’s Country” del 1869, proprietà dell’Aschmolean Museum di Oxford, si trova in questi giorni esposta alle Gallerie degli Uffizi di Firenze in occasione della mostra “La rivincita del colore sulla linea. Disegni veneti dall’Aschmolean Museum e dagli Uffizi”, curata da Marzia Faietti, Giorgio Marini e Catherine Whistler.

Il titolo dell’esposizione, aperta dal 25 ottobre al 15 gennaio, richiama la contrapposizione tra il “colore” degli artisti veneziani e il “disegno” di quelli toscani, un dualismo sollevato nel ‘500 soprattutto ad opera di Giorgio Vasari. I fogli esposti (una cinquantina circa) mostrano, in realtà, come i pittori di cultura veneta, con Tiziano in prima fila, seppero disegnare magistralmente, utilizzando tecniche diverse, pur senza rinunciare alle loro riconosciute virtù coloristiche. Per maggiori informazioni sulla mostra, che presenta altre sette opere dello stesso Tiziano (tra cui uno stupendo studio per ritratto di giovane donna), di Bellini, Veronese, Tintoretto ed altri ancora, si veda www.uffizi.it/index.php.it/320/mostre-in-corso.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi