Il bramito d’amore dei cervi un’esperienza indimenticabile nello spettacolo della natura

Da metà settembre a metà ottobre riecheggia nei boschi un verso che non può lasciare indifferenti

BELLUNO

Una sfida a colpi di “vocalizzi”. Ogni anno, da metà settembre a metà ottobre circa, mentre diversi altri animali del bosco stanno pensando all’imminente migrazione o al letargo, i cervi vagano nella foresta e il loro bramito rimbomba tra le montagne. Un verso forte, rude e profondo, che non può lasciare indifferenti. Un fenomeno della natura tra i più affascinanti.

Non è un caso che, per ascoltare e possibilmente vedere i cervi in amore, ci siano perfino viaggi organizzati dalla pianura alla foresta del Cansiglio, scelta come habitat ideale dagli ungulati.



«Tra le aree di bramito, oltre alla piana del Cansiglio, ci sono i Piani Eterni e Campotorondo, nel Parco delle Dolomiti. Zone che si caratterizzano per la forte presenza del cervo in fase riproduttiva», sottolinea il biologo-faunista Francesco Mezzavilla, la guida dell’appuntamento settimanale di “Belluno Meraviglia”.

«Nello scatto di Anna D’Agostino (foto 1) è immortalata la fase autunnale successiva al periodo riproduttivo: gruppi composti da femmine e giovani si osservano nelle aree della piana del Cansiglio. I maschi dominanti spesso non si vedono, perché si sono già allontanati per tornare nelle aree di svernamento».



Nella fase riproduttiva (foto 2 di Daniele Genero), i maschi si scontrano tra loro per avere il dominio sui gruppi di femmine nella piana. «La potenza del bramito emesso e la mole manifestata anche dallo sviluppo dei palchi (corna) rendono un individuo vincente sui competitori», continua Mezzavilla. «Osservare un maschio adulto in bramito (foto 3 di Mattia Fenti) costituisce una delle emozioni più forti che ogni naturalista desidera. Tutto ciò, però, non deve disturbare la specie, che nell’ambiente naturale risulta molto sensibile e facilmente si allontana per trovare aree tranquille».

In primavera, nella faggeta del Cansiglio è facile incontrare una femmina gravida accompagnata dal figlio dell’anno precedente: a immortalarli la macchina fotografica di Nicola Francescon (foto 4).

Il rapporto con i cuccioli è al centro anche dello scatto di Flavio Bino (numero 5), che riprende le femmine che si accompagnano ai figli nati da pochi mesi, li proteggono e li alimentano.

«Anche le figlie non riproduttive si associano per formare piccoli gruppi visibili nelle aree di pascolo», spiega Mezzavilla, figura di riferimento nello studio della fauna in Veneto. «Tra le aree di maggior presenza del cervo ci sono anche i Piani Eterni, nella foto di Laura De Paris (numero 6). Le albe e i tramonti in questo sito si abbinano spesso alla presenza di diverse specie di ungulati al pascolo».



Il faunista ricorda che dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso il cervo ha manifestato un forte aumento in tutto l’arco alpino: «Attualmente le stime, parlano della presenza di alcune centinaia di migliaia di individui nelle Alpi», fa presente Mezzavilla. «Tale incremento ha rappresentato una fonte di interesse per naturalisti, fotografi, cacciatori e comuni cittadini. Questi ultimi spesso frequentano le aree di bramito, ma ciò crea disturbo agli animali e aumenta lo stato di stress, che invece dovrebbe essere evitato».

In Cansiglio, negli ultimi tre anni, si assiste a una lenta fase di riduzione della popolazione. «Le cause non sono ancora del tutto note. Si ipotizza che l’arrivo del lupo e delle conseguenti predazioni abbiano contribuito ad allontanare i gruppi presenti. Il lupo infatti, lo testimoniamo ricerche personali attuate nell’altopiano, risulta predare e cibarsi quasi per più dell’80 per cento di questo ungulato».

Ma ci sono altri fattori che influiscono sulla consistenza del numero di cervi: «Ci sono le dinamiche interne alla specie, come la progressiva destrutturazione della popolazione con forte presenza di giovani e scarsa presenza di maschi adulti dominanti. Forse anche il prelievo venatorio e il bracconaggio effettuato al di fuori di quest’area protetta, ma rivolto soprattutto ai maschi adulti con trofei molto sviluppati, ha contribuito a eliminare gli esemplari che, invece, andrebbero salvaguardati in quanto trasmettitori dei migliori caratteri biologici». —
 

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