Elmetti e uniformi: i carabinieri al fronte finiscono in mostra

BELLUNO. Il portasigarette d’epoca ha ancora il tabacco “rullato” nei sigarilli: hanno fatto entrambi la Grande guerra, al seguito di qualche ufficiale dei carabinieri. Lo stesso per il “vocabolario” sul tavolo di un ufficietto da campo: serviva a chi aveva studiato un po’ a farsi capire da chi invece a venti anni era stato mandato al fronte conoscendo solo la lingua di fucile, baionetta e mitragliatrice. Poi divise, degli ufficiali, una branda, sci d’epoca, ramponi segnati dal tempo, i sacchi per le trincee, tavolino da battaglia e branda da ufficiale (con i ferri curvi e non dritti come per la truppa), elmetti e filo spinato, fasce mollettiere consunte ma conservate benissimo, che si usavano come calzini.
Una mostra di reperti e cimeli storici dell’Arma farà da scenario alla festa provinciale dei carabinieri in programma per oggi alle 11 nella sede del Nucleo elicotteri all’aeroporto. Cimeli raccolti da Mauro Sartorel, di Mogliano, carabiniere in congedo che ha la passione per le uniformi storiche e altri “pezzi” d’eccezione che hanno fatto la storia dell’Arma e che conserva gelosamente soprattutto reperti delle guerre, Prima guerra mondiale in particolare. È responsabile del primo nucleo uniformi storiche associazione carabinieri.
Sartorel è arrivato a Belluno in occasione della festa dei carabinieri anche grazie all’invito di Luca Dalla Gasperina, comandante del Nucleo elicotteri dei carabinieri di Belluno. E così l’idea è stata colta al volo dai vertici provinciali, dal colonnello Giorgio Sulpizi e dal maggiore Marco Stabile.
Oggi la festa vedrà la presenza del prefetto e del questore, dei comandanti delle altre forze dell’ordine provinciali.
Ma la mostra di cimeli nelle stanze del Nucleo è uno spaccato della vita in tempo di guerra di chi era sul fronte e di chi, nelle retrovie, riorganizzava invece i civili allo sbando.
«In guerra i carabinieri facevano rispettare la legge» spiega Sartorel. «Erano ovunque e spesso si occupavano dei civili. Non a caso sulla scrivania che abbiamo ricostruito nell’ufficio da campo, c’è anche un vocabolario perchè in guerra c’erano ragazzi di venti anni analfabeti».
Migliaia di reperti sono conservati da Sartorel che ha anche una collezione di elmetti e copricapi invidiabile: quasi 700. Dal Podgoba a Caporetto, dal Piave al Pasubio: tutte le battaglie hanno lasciato dei reperti che vengono conservati a memoria di chi verrà. «Siamo qui, con questa mostra, anche per ringraziare i “ragazzi” morti durante la Grande guerra», non a caso c’è ancora il centenario da ricordare. «Abbiamo pensato di offrire anche un pezzo della nostra storia in questo giorno di festa dell’Arma», spiega il comandante provinciale Sulpizi.
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