Don Ciotti, cliente affezionato nei 30 anni del “Tour Eiffel”

PONTE NELLE ALPI. Grande soddisfazione per il bar pasticceria Tour Eiffel di Ponte nelle Alpi che il primo luglio taglierà lo storico traguardo dei trent’anni di attività. A soffiare sulle candeline sarà il suo titolare Christian Savi, che coglie l’occasione per guardarsi indietro e ripercorrere i trent’anni trascorsi dietro quel bancone.
«Sono nato a Parigi da genitori emigranti. Mio padre è originario di Soverzene, mia madre di Padova. Ho vissuto in Francia per 15 anni prima di tornare in Italia. Il nome Tour Eiffel nasce da questo particolare legato alla mia infanzia. Il mio sogno è sempre stato quello di aprire un bar e dargli il nome che oggi porta. L’ho fatto davvero, il giorno successivo al conseguimento del diploma all’istituto alberghiero di Longarone. Sono felice di aver trasformato un sogno in realtà e sono ancor più felice oggi che quel sogno resiste nonostante le difficoltà e il cambiamento dei tempi».
Christian è diventato col trascorrere del tempo un punto di riferimento per la comunità pontalpina, una figura che va oltre il semplice esercente commerciale: «Ho una clientela fissa, mantenuta tale col passare del tempo offrendo loro qualità senza inseguire per forza la novità. La tradizione è il segreto del successo, anche di questi tempi in cui la modernità la fa da padrona su tutto e tutti. Oggi ospito nel mio locale figli e nipoti di coloro che ci misero piede per la prima volta trent’anni fa. In questo lasso di tempo ne sono successe tante, abbiamo anche vissuto un periodo non facile a cavallo del 2010, quando l’avvento dei supermercati con aperture domenicali anche nel Bellunese hanno modificato le abitudini del commercio locale. Ma ne siamo usciti alla grande. Ancora oggi a caratterizzare il mio lavoro è la gioia e la passione che ci metto. Le stesse caratteristiche che ho trasmesso a mio figlio che oggi mi aiuta nel laboratorio».
In questi anni c’è stato spazio anche per coltivare un’amicizia speciale, nata tra cliente e barista da una parte all’altra del bancone: «Proprio così, ogni tanto passa a trovarmi don Ciotti quando è di ritorno verso le amate montagne del Cadore. È un cliente fisso che appena ne ha la possibilità mi passa a trovare. Ogni volta mi ricorda che nel mio locale si sente a casa, gli piace il clima familiare che vi si respira varcando la porta ed io di questo ne vado sinceramente orgoglioso».
Superato il traguardo dei trent’anni cosa immagina Christian Soave per il futuro del suo bar? «Nulla di speciale. L’ho già detto e lo ripeto. Abbiamo bisogno di semplicità e tradizione, senza inseguire forzatamente il passo dei tempi. C’è la voglia di riscoprire le piccole cose. Noi baristi oggi abbiamo un compito sociale, quello di far sorridere il nostro cliente che aspetta l’occasione di un caffè per scambiare due parole con qualcuno».
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