Commedie brillanti in dialetto, ma non solo: i 37 anni del Gruppo Teatrale Zumellese

BORGO VALBELLUNA. È tra le compagnie amatoriali storiche del Bellunese, il Gruppo Teatrale Zumellese. Un sodalizio che dal 1984, con il suo repertorio soprattutto di commedie brillanti, in italiano e in dialetto veneto, intende divertirsi e divertire il pubblico. Un’attività alla quale dal 1988 si affianca l’organizzazione del Maggio Teatrale Zumellese, rassegna che porta a Mel artisti e compagnie a livello sia amatoriale che professionistico.
Il percorso inizia, si diceva, nel 1984, quando un gruppo di ragazzi appassionati di teatro decide di attivarsi per animare le giornate di carnevale in paese. «Abbiamo preparato un paio di atti unici di una mezz’oretta ciascuno», ricorda Giancarlo Dal Mut, socio fondatore, presidente e referente della compagnia. «Dopo qualche replica nelle frazioni, visto che l’attività ci piaceva, abbiamo scelto qualche testo più corposo, ci siamo dati un nome e iscritti come associazione teatrale».
Inizia così ufficialmente la storia del Gruppo Teatrale Zumellese. «Abbiamo cominciato con il dialetto», racconta Dal Mut, «ci sembrava di presa più immediata sul pubblico nostrano. Ci siamo cimentati con autori come Gino Rocca e Libero Pilotto, preparando una commedia all’anno. Abbiamo poi incrementato le nostre fila, cominciando a strutturarci dal lato tecnico, con luci e fonia, e ampliando la possibilità di repliche».
All’impegno nella recitazione, presto si affianca quello nella programmazione: «Dal 1988 abbiamo iniziato a organizzare il Maggio Teatrale Zumellese, rimando al Maggio Fiorentino, cercando di richiamare compagnie amatoriali, ma anche di livello più elevato, per cominciare a educare il pubblico anche a realtà teatrali professionistiche». A oggi, la rassegna ha messo in fila 32 edizioni.
Il gruppo ha anche varcato i confini provinciali e regionali. Dal Mut, in particolare, ricorda una precisa circostanza: «Per un certo periodo abbiamo fatto delle trasferte a Milano in occasione della festa della Famiglia Bellunese, vent’anni fa molto unita e numerosa, avendo il piacere e l’onore di calcare il Teatro dell’Arte e l’Auditorium San Fedele».
Con il tempo, la compagnia ha allargato gli orizzonti. Sia ampliando la cerchia di provenienza dei soci da Mel alla Sinistra Piave e poi a Feltre, Belluno e Sedico, sia artisticamente. «Nel naturale evolversi della compagnia», racconta Dal Mut, «abbiamo cominciato a prendere testi più completi, cimentandoci anche con autori noti a livello nazionale, come Carlo Goldoni, Eugenio Ferdinando Palmieri, Giacinto Gallina e Renato Simoni. E, negli ultimi anni, con commediografi stranieri come Alan Ayckbourn e Georges Feydeau. Con una puntatina su Dario Fo: ci siamo divertiti con due testi surreali».
Ne emerge il ritratto di una compagnia che ha trovato il suo terreno nella commedia brillante (senza dimenticare l’incursione ne “Il giardino dei ciliegi” di Čechov), in italiano o in dialetto, di autori più o meno conosciuti, nostrani o stranieri. Una trentina i lavori messi in scena, con cadenza annuale o biennale, per un totale di circa 260 rappresentazioni.
Ma come ha inciso la pandemia su tutto questo? «Avevamo iniziato a fine 2019 “Parenti serpenti” di Arnaldo Boscolo, scegliendo di tornare a una commedia dialettale, con l’obiettivo di debuttare a maggio o giugno 2020», spiega Dal Mut. «Siamo andati avanti fino a febbraio, poi per forza di cose abbiamo dovuto interrompere le prove, oltre che annullare il Maggio Teatrale Zumellese».
Da allora l’attività della compagnia è in sospeso in attesa di certezze e tempi migliori. «Ci si sente su Google Meet, per tenerci in contatto, ma non abbiamo obiettivi, appuntamenti, date. Si era parlato di produrre qualcosa in video, ma c’è titubanza. Quando ci saranno indicazioni di ripartenza, però» avverte Dal Mut, «ci saremo. Si spera si sia mantenuta questa passione che abbiamo dentro da ormai più di trent’anni, per essere pronti quando finalmente ci sarà la possibilità di incontrarsi dal vivo. Uno degli aspetti più belli del teatro è che è immediato, dal vivo, in diretta: puoi far giusto, ma puoi anche sbagliare. Di sicuro non si può tornare indietro». —
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