Braido, talento rock «Suonare senza plettro? Le dita sono tentacoli»
Il chitarrista ha collaborato con gli artisti più famosi da Vasco a Celentano, da Frank Gambale a Mina

Due immagini di Andrea Braido uno dei chitarristi dell’area rock più talentuosi Ha suonato con i più famosi cantanti italiani
BELLUNO.
Andrea Braido nasce a Trento nel 1964 ed è considerato uno dei chitarristi dell'area rock, fusion/rock italiana più talentuosi. Inizia la sua carriera come batterista ed è anche pianista e bassista. Vanta innumerevoli collaborazioni con artisti di fama mondiale (Vasco Rossi, Frank Gambale, Adriano Celentano). Il 14 ottobre, Braido ha eseguito una guitar clinic a Belluno e RockBLive l'ha intervistato.
Perché ha cominciato a suonare?
«Ho sentito che la musica era una cosa che mi faceva venire la pelle d'oca, una cosa potente che creava forti stati d'animo. Inoltre c'è una grande dose di protagonismo».
Quanti strumenti suona?
«Bene la batteria, le percussioni, il basso, chitarre, banjo e derivati della chitarra».
Cos'è un turnista?
«La parola turnista riguarda gli anni '60 e non il mio lavoro. Personalmente, divido il mio tempo sia in studio che nei concerti live. Per esempio con Mina ho registrato undici dischi e ho suonato alle turnee. In studio si lavora agli arrangiamenti e alla creazione del brano se il produttore è d'accordo».
Che differenza c'è tra la creazione di canzoni proprie e suonare per altri?
«Ho scritto poche canzoni, ma più brani strumentali. Se scrivo canzoni mie, racconto la mia storia, invece con gli altri, si ha una co-partecipazione, si cerca di capire ed esprimere le emozioni altrui».
Chi è l'artista con cui ha lavorato meglio?
«Sarebbe ingiusto dire un nome. Ho lavorato meglio con le persone più istintive e dirette, quelle che sanno esprimere le loro emozioni talmente bene da farle arrivare alla gente».
Quali sono i suoi progetti da solista?
«Mi dedico molto alle esibizioni live, jazz, un progetto dedicato ad Hendrix ed acustico. In studio lavoro con calma a nuovi album. Sento la necessita di fare più concerti live, più musica strumentale, che non faccia solo da contorno alla voce».
Il non uso del plettro limita alcuni generi suonati?
«No anzi, è una marcia in più. Ho cinque dita e le vedo come un ragno o un polipo che ha la possibilità di toccare le corde in maniera diversa. Comunque a volte lo uso, magari quando devo fare cose un po' più pesanti».
Com'è andata al San Vito Blues Festival?
«Ero con la band Jazz Garden and Friends, è stato molto bello suonare in teatro, la gente ha un'attenzione molto diversa».
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