Zaia: «Nessuno si sogni di toccare l’orso bruno»

CHIES D’ALPAGO. Luca Zaia, presidente della Regione, scende in campo per fare prevenzione. «A qualcuno non venga in mente di cacciare l’orso», ammonisce da palazzo Balbi, la sede del governo regionale. E lo fa con lo stesso tono con cui, ancora l’anno scorso, alla vigilia delle elezioni amministrative, s’impose in giunta regionale perché non scattasse la campagna di abbattimento dei cervi del Cansiglio in sovrannumero.
«Io sono contro la caccia all’orso, penso che questa non sia la maniera per risolvere il problema dei danni di questo animale. Anzi, dirò di più: l’orso è una opportunità, dimostra quanto le parti più sensibili del nostro territorio si stiano rinaturalizzando», ha dichiarato il presidente davanti a un nugolo di telecamere, rispondendo alla domanda di un cronista che gli chiedeva di commentare il desiderio di alcuni cacciatori malintenzionati d’imbracciare il fucile e di dare, appunto, la caccia all’orso bruno palesatosi prima in Cansiglio (Candaglia e val Palantina), poi alle malghe di Col Indes, quindi in località Piazze, a san Martino di Chies d’Alpago.
Con tre pecore sbranate. «C’è, appunto, il problema del ristoro dei danni da fauna selvatica», ammette Zaia, «ne abbiamo parlato anche oggi in giunta regionale (ieri per chi legge, ndr). Come abbiamo convenuto, è il caso di risolvere una volta per tutte questo problema, gli allevatori lo sollecitano da tempo. Cacciare l’orso non si può, non si deve, non è la soluzione che la Regione vuole. E sarebbe davvero un brutto segnale se qualcuno si comportasse in questo modo».
Applaudono, ovviamente, ambientalisti ed animalisti. I quali si rivolgono proprio a Zaia per invitarlo affinché si adoperi, in tutti i modi, e specialmente attraverso una assidua vigilanza, affinché nessuno osi puntare il fucile contro l’orso. «Per il nostro territorio è assolutamente una ricchezza», sottolinea Vittorio de Savorgnanni, di Mountain Wilderness, Antonio Zambon del Cai, Michele boato dell’Ecoistituto.
«Ci può essere qualche malato di mente che sogna di uccidere l’orso, ma gli allevatori lo vogliono assolutamente salvaguardare», assicura Paolo Casagrande, del sindacato Anpa.
«Certo però che i nostri contadini non possono aspettare tre anni i risarcimenti, anche perché hanno investito fior di quattrini nei recinti. La Regione, da questo versante, purtroppo non sente».
L’ente Veneto Agricoltura ha distribuito i recinti anti-orso che alcuni allevatori hanno ricevuto in comodato. Franco Pianon, titolare di un gregge di 500 pecore, installerà la protezione proprio quest’oggi, perché ha portato gli ovini al pascolo. «Sembra quasi che l’orso sappia – così frequente è la sua presenza in valle – che in Alpago ci sono 3 mila pecore ed alcune centinaia pascolano incustodite».
Anche ieri Gianmaria Sommavilla, dirigente delle guardie forestali della Provincia, ha mobilitato i suoi uomini per ricercare altre tracce dell’animale. Per il momento ha la certezza che le tre pecore uccise a San Martino di Chies non sono state aggredite da cani randagi, nemmeno dalla lince, ma appunto da un orso. «Riteniamo che non si sia granché mosso dal territorio».
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