Vivere l’Agordino, ecco tutti i protagonisti della rubrica
Le storie di chi resiste alle sirene della pianura, alternate alle testimonianze di chi ha scelto di approdare in queste terre e mettervi radici. Dall’agosto dello scorso anno, “Vivere l’Agordino” è un appuntamento fisso del Corriere delle Alpi: lunedì dopo lunedì, siamo arrivati a 56 puntate, con 73 protagonisti. Eccoli.

Quando Afra Tomaselli era una bambina la casa di Vallada in cui viveva era abitata da trenta persone. Ora c’è solo lei che a 85 anni va ancora con il motorino su per il Col di Gaèr. Inutile negarlo, l’Agordino è più vuoto rispetto a com’era settant’anni fa. O anche “solo” cinquantuno, quando Jolanda De Nardin, 89 anni, prendeva in gestione il “Bar de la Stazión” ad Agordo che ancora oggi apre ogni giorno alle 6.30 assieme al cassetto dei ricordi.
Ad Andràz di Livinallongo, anche Maria Palla e Franco Del Tedesco assieme all’orzo e al granoturco macinano, in uno degli ultimi mulini funzionanti della vallata, la nostalgia per un mondo che non c’è più e intanto sperano che la vita, qui in questa periferia, continui a girare. Proprio come una grande ruota.
MENO VICINI, PIU’ RELAZIONI
C’è un Agordino custodito per anni e un Agordino da custodire, ma soprattutto da vivere. È più vuoto, sì, ma non è detto che il meno sia un segno negativo come nelle operazioni matematiche.
Dopo anni a Milano e sulle navi Lorenzo Tortiello è tornato nella casa dei nonni a Frassenè. «In montagna – dice – il pigro deve darsi da fare, altrimenti avverte tutta la sua pigrizia».
«Qui i ritmi e i bisogni sono diversi – confermano infatti Beatrice Gaspardo e Giovanni Pampuri, lombardi che nel 2018, senza alcuna esperienza, hanno preso in gestione la pizzeria a San Tomaso – giù ci impiegavamo 40 minuti ad andare a fare la spesa, qui in otto siamo a Cencenighe».

Forse Paula Medina, insegnante di yoga venuta dall’Argentina, ci mette un po’ di più a raggiungere il fondovalle da Bógo, tanto che spesso lei e gli altri otto residenti fissi fanno gli acquisti collettivi: uno scende e compra per tutti.
La maestra Sara Cucurnia, arrivata a Selva di Cadore con il marito Davide Mori, non ha dubbi: «Avere meno colleghe e meno bambini mi dà modo di dare più valore alle relazioni con entrambi».
Intanto Silvia Segalla e Paolo Scandolin sperano che la vallata che hanno scelto non rimanga vittima dell’«attitudine predatoria del turista», ma possa essere apprezzata nella sua dimensione da sguardi più lenti e concentrati sull’essenza.
Magnificamente indietro
Per molti l’essenza ha il volto di un semplice saluto. «Oh – dice la moglie a Federico Camangi, guida alpina di Parma che ha scelto Rivamonte – qui salutano». Robin Targon, pure lui guida ambientale ed escursionistica che organizza spedizioni all’estero, e Sara Nitti, grafica, si sono meravigliati del vicino di Vallada che si sbracciava per salutarli, quando invece in centro a Vicenza il tipo del pianerottolo evitava l’incontro.
«Ciao Abdul», si sente dire Abdul Aziz, cameriere del Bangladesh arrivato dalla Libia col barcone, passeggiando per le strade di Agordo dove è approdato assieme ad altri profughi nel 2017.
«Siete magnificamente indietro» – tira le somme Alessandro Poltronieri che con Davide Nanetti è salito dall’Emilia per aprire una pasticceria a Cencenighe in un posto chiuso da vent’anni.
E se la pugliese Michela Disalvio, che d’estate ha la conduzione di Malga Ai Lach col marito Tiziano, elogia «la collaborazione e la coordinazione» che c’è nella “sua” piccola Carfón, Michele Pirro, da Macerata, vedendo i bimbi che vanno da soli alle elementari di Santa Fosca ha la conferma che qui «è il posto giusto per metter su famiglia».
Da fuori i villaggi sparsi dell’Agordino possono essere visti come paesi fantasma, ma Giacomo Guerrazzi, bellunese che ha risalito il Cordevole, sostiene che a Frassenè ci si senta «più ricchi e quasi completi», complice una comunità in cui «come in una grande famiglia si bisticcia, ma poi alla fine ci si aiuta».
E ci si integra. Il moldavo Ion Giovanni Vieru racconta, senza accorgersene, che sulla terrazza della casa che ha acquistato a Pieve di Livinallongo «eravamo in quattordici seduti a tavola, tutti fodomi» e la romana Flaminia Belfiore evidenzia con orgoglio che coloro con cui parla nella hall dell’hotel Stella Alpina di Falcade dove lavora riconoscono che «tu, ormai, sei una di noi».
MESTIERI RISCOPERTI E NUOVI SERVIZI
Noi: tre lettere che racchiudono diversità di interessi e competenze maturate o in attesa di trovare il coraggio di sbocciare. Nella terra dove è fiorita la monocoltura dell’occhiale, tanto si è perso negli anni in termini di varietà di lavori con ripercussioni sui servizi erogati. Tanto, ma non tutto. Massimo Campedel, per esempio, ha impiantato una bottega di arrotino-coltellinaio a Lambrói e i chiodi di rame sulla cupola della basilica di San Marco a Venezia. Roberto Dai Prà, di Cencenighe, è il più giovane costruttore di stube dell’Agordino. Paolo Masarei ha messo in piedi a Colle Santa Lucia un’impresa boschiva intercettando una necessità del territorio.
Francesco Corazza ad Agordo e Denise De Zaiacomo a La Valle hanno aperto due studi di psicologia per aiutare i bambini e i ragazzi a superare le difficoltà nell’apprendimento. Claudia Soppelsa gira la vallata per assicurare ai ragazzi la stessa possibilità di quelli della pianura di migliorare il proprio inglese. Morgan Gnech da anni ha saputo trasformare la passione per la musica nel lavoro di dj, diventando il riferimento per le serate di almeno un paio di generazioni di giovani. Sua moglie, Elena Colcergnan, fa parte di una categoria di lavoratori importantissimi che oggi scarseggiano, gli infermieri.
In un contesto in cui il calo demografico si ripercuote sulla capacità di riempire tutte le caselle del panorama occupazionale, Erica Luchetta e Sisto Tura testimoniano la possibilità e la gioia di mettere al mondo cinque figli. In attesa che diventino grandi e che altre coppie seguano l’esempio, ora sono coloro che arrivano da fuori a concorrere a tenere in piedi il tessuto lavorativo e sociale. Alla Rsa di Agordo manca una psicologa che sostenga gli anziani e le loro famiglie? Ecco Sara Luppino dalla Calabria alle prese nel decifrare il dialetto locale mentre aiuta una signora a fare il bagno. Servono medici di base tanto più nel momento in cui quegli storici vanno in pensione? Paolo Barone da Benevento sceglie l’ambulatorio di Canale d’Agordo. A Fodóm non c’era mai stato un dentista? Elisa Calì sale da Padova per amore e apre lo studio. La comunità di Rocca Pietore è orfana da qualche anno di un fabbro? Alessandro Graziosi da Modena ascolta il consiglio del barista e investe nel garage di casa.
Celestina Bruno ha invece dato retta all’ex marito e ha creato il suo laboratorio-negozio di sartoria (un unicum in vallata) a Cencenighe dove ha messo a frutto quanto imparato da ragazza a Salerno. Se poi i giovani vogliono curare la propria voce, dalla Svezia, passando per Modena, Kalle Bergström ha allestito un piccolo studio di registrazione a Tisèr. Con la moglie Miriam Giunchi è arrivato in Agordino nel novembre 2003 memore del caldo patito in Emilia l’estate precedente. Traduttori liberi professionisti, hanno anticipato di vent’anni il lavoro da remoto.
Da quasi trenta, invece, Emilio Assumma, nato giù in fondo alla Calabria, ne svolge uno faticoso che in pochi oggi vogliano fare: il muratore. Con Sonia Rodà, sua moglie, dal 2003 in Luxottica, ogni tanto pensa di tornare giù, ma nel frattempo vorrebbero dare al loro Agordino forme e ritmi nuovi per poterlo vivere appieno. Quelli che ha già trovato Masha Fedoryskyn, partita una mattina di giugno del 2015 da un paesino dell’Ucraina senza svegliare il figlio per non rendergli più difficile la separazione e ora, raggiunta dal figlio, si è sposata a Voltago, l’ultimo dei tanti luoghi in cui aveva fatto la badante agli anziani.
LEGATI ALLA TERRA E ALLA NEVE
Accanto ai vuoti da riempire, in Agordino, per chi vuole, ci sono anche pieni da sfruttare. Aldo De Toni ad Alleghe ha capito ancora tanti anni fa che i pendii non sono solo un’asprezza del vivere in montagna. I suoi figli Simone, Fulvio e Tiziana hanno portato avanti il suo progetto e oggi la Funimont si occupa del montaggio e della manutenzione di alcuni fra i più importanti impianti a fune d’Italia. Altri fratelli, Giulia, Marco e Stefano Tasser, hanno invece coinvolto i genitori nel progetto di una stalla di capre a Colcùc di Colle Santa Lucia dove ogni giorno producono formaggi, yogurt, budini.
A Canale d’Agordo, Francesco Fontanive ha pensato di ampliare l’orto storico in cui da piccolo assisteva la nonna e di ricavarne una piccola attività per la vendita di prodotti a chilometro zero. Alessandro Čulev, originario di Mestre, ha invece puntato sui giardini e sulle potature. «Cosa mi piacerebbe fare?», si è chiesto andando tra Selle e Sospirolo. La risposta che si è dato lo gratifica perché la materia prima non manca. «La sera – dice – torno a casa stanco, ma non stufo».
Natura e terra in Agordino ci sono. Lo conferma pure il giovane vicentino Giacomo Lapo che a La Valle ha comprato casa, l’ha ristrutturata e ha chiesto in prestito ai paesani, che non li lavoravano più, dei campi da arare e coltivare.
Rubina Foresi, invece, ha preferito investire nei campi bianchi innevati. Toscana, è una decana fra i maestri di sci della vallata, e ritiene ci sia un buon equilibrio tra quello che insegna e quello che impara. Andrea Dell’Andrea, invece, ha usato la sua spavalderia per mettersi in proprio nel fare il falegname e modellare la risorsa legno osservandone con attenzione le venature.
ARTI ANTICHE E CREATIVE
Ma poi un luogo, per essere vissuto, deve anche riuscire a generare passioni e a stimolare creatività. «Qui non c’è niente»? Dunio Piccolin di Falcade ha trovato, non senza difficoltà, lo spazio per vivere d’arte, come sognava. Marco Gaz ha colto l’opportunità di fare del suo amore per la musica una ricchezza per la programmazione di Radio Più. Loris Serafini scava negli archivi, legge documenti antichi e sa riproporli con gusto agli altri contribuendo alla crescita della consapevolezza storica degli abitanti.
Luigi Cadorin invece si dedica alle piante. Ne ha censite circa 1.500 nella Conca Agordina e ne cerca ancora fermandosi ogni volta ad ammirare quelle che già conosce.
Altri ancora, come Bruno Gnech e Paola Soppelsa, li troviamo alle fiere dove mostrano l’antica arte di realizzare e impagliare le sedie e quella nel confezionare i scarpét, calzature ecosostenibili e attente al benessere del piede. Infine Maria Cristina Rubinato si è inventata i biscotti messaggeri. Li prepara nella cucina di casa ad Agordo, ci scrive sopra il messaggio che gli innamorati, i genitori, le aziende vogliono e li spedisce in tutta Italia.

IMPEGNATI PER LA COMUNITA’
L’abitare la montagna è sempre stato caratterizzato dalla reciprocità che ha reso meno dura la vita in un ambiente morfologicamente e climaticamente non semplice. È una pratica che prosegue, un tratto che accomuna vecchi e nuovi residenti. Da Renato Orzetti panettiere che da oltre trent’anni dà ai ragazzi la possibilità di allenarsi sui campi da calcio, a Silvia Tessari pianista di fama internazionale che organizza concerti per la sua Falcade, da Marco Da Campo che dopo il lavoro di raccolta dei rifiuti si dedica alla cura del territorio locale, a Marco Rossi che dà man forte alla pro loco di San Tomaso e a Elisa De Nardin che fa parte del gruppo folk e vorrebbe entrare fra i volontari delle ambulanze. Se i ferraresi Emilia Del Carmine e Daniele Zappaterra si godono la pensione nel loro buen retiro di San Tomaso offrendo aiuto nella sagra paesana e Martina Smaniotto da San Donà di Piave è diventata referente di vallata per Plastic Free, Alice Lazzaro, attraverso varie interviste, ha cercato di lasciare al suo nuovo paese uno specchio in cui riconoscersi, in cui vedere punti di forza e di debolezza.
Le forze sono certamente le giovanissime Beatrice Colleselli, Sofia Polito, Sara Darman e Francesca De Dorigo che a Rocca Pietore si sono messe in gioco per la valorizzazione del territorio attraverso lo sguardo delle nuove generazioni.
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