Vitigni resistenti impiantati a Dorgnan

L’iniziativa a Cesio è difesa dal neonato consorzio “Le Coste del Feltrino”: «Sono uve adatte al territorio»

CESIOMAGGIORE. Resistenti a funghi e insetti, e per questo meno soggetti a trattamenti fitosanitari, i vitigni resistenti offrono il giusto compromesso tra ecosostenibilità e buona qualità del vino da bere. Per questo Bruno De Bastiani, originario di Cesiomaggiore ma titolare d'impresa in Alpago, ha deciso assieme al cognato Tiziano Azzalini di impugnare un vecchio terreno acquistato a Dorgnan per farne campi d'uva. Con l'ausilio della Dolomiti grapes di Valentina De Bacco, l'impresario impianterà entro questa primavera 4 mila barbatelle per circa un ettaro e mezzo di terreno, un po' di Bronner e un po' di Solaris, varietà dei Vivai viticoli trentini che danno uve bianche. Si tratta di due specie che hanno dimostrato particolare resistenza alle malattie funginee e ai parassiti, come la temutissima fillossera, e che proprio grazie a questa caratteristica possono richiedere fino a tre trattamenti l'anno (normalmente si parte da una decina per andare in su), ma che possono ridursi a zero quando le condizioni meteo, e non solo, sono particolarmente favorevoli (ogni viticoltore è soggetto allo stringente Protocollo di difesa integrata, che stabilisce tipologie e limiti delle sostanze da utilizzare).

Una recente modifica al regolamento regionale permette ora di produrre vino anche da queste varietà, fino a poco tempo fa soltanto sperimentali, consentendo così nuove forme di reddito, di lavoro e di degustazione. «Credo in un prodotto naturale, per questo ho scelto di piantare viti resistenti», afferma il viticoltore, «questo ci consentirà di fare trattamenti limitati e di intraprendere un'agricoltura sostenibile, in direzione di una conversione progressiva al biologico».

Insomma niente a che vedere con il tanto temuto Prosecco Doc o Docg, che in provincia non si potrà produrre finché la Regione non immetterà nuove quote ettaro sul mercato vitivinicolo. Si parla di 2000 ettari pronti all'uso, da assegnare nei prossimi giorni con un apposito bando: tutto può succedere prima delle elezioni. «A prescindere dal discorso Prosecco, troviamo ingiusto che i vitigni non biologici vengano bollati come velenosi», tuonano Enzo Guarnieri e Marco De Bacco del consorzio di viticoltori “Le Coste del Feltrino”, «il nostro disciplinare prevede trattamenti contenuti, e non calendarizzati come fanno anche da noi i terzisti della pianura. La tutela della biodiversità non si può fare soltanto attraverso il biologico, perché in certi casi si arriva a fare interventi invasivi, allora bisogna decidere qual è la posta in gioco. Non ci sono buoni e cattivi in questo gioco, e nemmeno nessuna guerra al Prosecco da fare. Dobbiamo riappropriarci delle nostre tradizioni e ricordarci che questi territori erano storicamente vocati alla viticoltura».

Francesca Valente

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