Viti resistenti, il vino del futuro è bellunese

Dalla Valbelluna a Seren del Grappa prende piede la sperimentazione di varietà che non hanno bisogno di trattamenti





Le prime alture del Bellunese sono in grande fermento per la produzione, anche sperimentale, di vitigni. Quelli resistenti ai parassiti in particolare.

L’uso della chimica e dei trattamenti fitosanitari deve essere ridotto, lo chiedono il mercato, la collettività e l’ambiente. Del resto, i numeri parlano da soli: nonostante oggi la lotta fitosanitaria sia condotta con strategie che rivolgono un’attenzione sempre maggiore all’ambiente, a livello di Unione europea la viticoltura – pur occupando solo il 3,3% della superficie agricola – utilizza per la difesa della vite dai principali patogeni fungini circa il 65% di tutti i fungicidi impiegati in agricoltura. Questo perché le varietà diffuse di Vitis Vinifera sono sensibili ad un grande numero di malattie.

È per questo motivo che da alcuni anni nel Veneto, nell’ottica di perseguire una politica vitivinicola regionale capace di ridurre l’impatto dei fitofarmaci in vigneto, in particolare in alcune complesse situazioni locali, si sta puntando ad una strategia incentrata sull’utilizzo di varietà di vite resistenti alle principali fitopatie.

Si tratta di varietà derivate da programmi di incroci naturali con altre viti portatrici dei caratteri di resistenza alle principali malattie, a cominciare da peronospora e oidio, che da sole richiedono almeno 3-4 trattamenti all’anno.

Attualmente sono circa 370 le varietà resistenti, ottenute in 25 Paesi, compresa l’Italia, e registrate per la coltivazione.

Si tratta di selezioni che presentano caratteri del tutto tipici di Vitis Vinifera.

Nell’ambito di questa ampia offerta di varietà resistenti, la Regione ha promosso negli ultimi anni una serie di progetti, che hanno portato all’autorizzazione di 20 tipologie di vitigni resistenti, con un discreto interesse tra i produttori.

Veneto Agricoltura, nello specifico, ha condotto prove di valutazione riguardo a due vigneti sperimentali dislocati nella zona del Lison-Pramaggiore (Ve) e nel Comune di Seren del Grappa, costituiti dalle principali varietà ammesse alla coltivazione in regione.

Inoltre, nel corso del 2020, l’attività sperimentale in vigneto svolta dall’agenzia regionale si è arricchita di ulteriori progettualità.

Ad esempio, con l’associazione Piwi Veneto, ente senza fini di lucro di Mel di Borgo Valbelluna, tra i maggiori produttori di varietà resistenti del Veneto.

In particolare, i riflettori sono puntati su un vigneto sperimentale costituito dalle ultime novità resistenti di viti a bacca nera che possono sovrapporsi come epoche fenologiche e caratteristiche enologiche alla varietà Pinot Nero.

Il nuovo vigneto è caratterizzato da germogliamento medio-precoce e maturazione precoce che sembrano ben adattarsi alla climatologia della zona montana, soggetta a possibili gelate tardive e abbondanti precipitazioni tardo estive ed autunnali.

Il vigneto di Borgo Valbelluna sarà pronto la metà del 2021.

Saranno quindi necessari circa tre anni perché esso possa entrare in produzione, e permettere così ai tecnici di avviare le micro vinificazioni per comprenderne le potenzialità enologiche di queste varietà di viti resistenti. —



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