Visite private dentro l’ospedale, stangata per l’ex primario di Pieve di Cadore

BELLUNO
Stangata all’ex primario di Cardiologia dell’ospedale di Pieve di Cadore Jacopo Dalle Mule, accusato di aver usato la struttura pubblica per visitare i suoi pazienti privati. Il medico, che è stato licenziato e ha patteggiato la pena per abuso d’ufficio in sede penale, era stato condannato lo scorso anno in primo grado dalla Corte dei Conti del Veneto a risarcire l’Usl bellunese con 20 mila euro per danni d’immagine e da disservizio.
Una sentenza che aveva lasciato l’amaro in bocca sia alla Procura, che aveva chiesto il pagamento di una somma ben più consistente, sia al diretto interessato che puntava al contrario all’azzeramento dell’importo.
La sezione d’Appello della Corte dei Conti ha ora ritenuto “risibile” l’importo in relazione alla gravità delle condotte contestate e al «gravissimo pregiudizio» portato all’immagine e al prestigio della sanità veneta e di quella pubblica in generale. Con la conseguenza che e ha fatto lievitare l’importo della sanzione a 44. 987 euro.
Le violazioni sarebbero state commesse tra il 2007 e il 2011 quando il medico, che aveva scelto il regime di extramoenia, avrebbe utilizzato gli ambulatori e le attrezzature dell’ospedale di Pieve di Cadore per ricevere i propri pazienti che avevano prenotato privatamente le visite cardiologiche, attraverso il medico di base, senza passare per il Cup. Il possesso dell’impegnativa medica giustificava la visita ospedaliera dal primario, tant’è che il personale infermieristico faceva accedere i pazienti alla visita nell’orario fissato dalla moglie dello stesso.
In tal modo, contestano i giudici contabili d’Appello nella sentenza pubblicata ieri e che fa seguito all’udienza di fine aprile, il primario avrebbe creato svariati danni alla sanità pubblica. E più precisamente avrebbe «allungato le liste d’attesa di pazienti con patologie cardiologiche, avrebbe creato un danno patrimoniale alla struttura ospedaliera in quanto il medico, avendo optato per il regime di extramoenia, ma visitando i suoi pazienti privati all’interno dell’ospedale, avrebbe sottratto alle casse pubbliche i potenziali ricavi di un’attività prestata in regime di intramoenaia; accettando un pagamento in contanti a fine visita avrebbe indotto nei suoi pazienti l’erroneo convincimento che non dovessero pagare il ticket all’Ufficio Cassa; avrebbe eseguito visite private durante le ore di servizio regolarmente retribuite dall’Usl; facendosi pagare in nero avrebbe creato un ulteriore danno erariale». Tutti aspetti, questi, che configurano per la Corte dei Conti un «gravissimo pregiudizio all’immagine e al prestigio dell’amministrazione sanitaria veneta». I magistrati sottolineano il ruolo di Dalle Mule sostenendo come «il primario di un reparto ospedaliero rappresenta la sanità pubblica sul territorio».
I giudici respingono le motivazioni della difesa: «Non è possibile considerare gli scarni elementi forniti dalla difesa a mò di colpo di spugna capace di un maquillage al grave disdoro arrecato all’Amministrazione sanitaria», si legge nella sentenza con la quale viene pronunciata la condanna al pagamento di quasi 45 mila euro. —
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