Vip e sportivi nella rete

CORTINA. «Che botta che ho fatto!» È Capodanno 2011 quando un ex dipendente del “Cristallino - Clipper”, verso le 5 del mattino, va al piano interrato del locale e vede uscire dall’ufficio un noto maestro di sci di Cortina, che, inspirando platealmente col naso, pronuncia quella frase. Lo stesso dipendente riferirà, qualche mese più tardi ai carabinieri di Cortina, che stanno indagando su un giro di spaccio di coca nei locali vip della Conca, di aver visto nell’ufficio, poco prima che il maestro di sci entrasse, un porta-cd su un tavolo, con sopra un mucchietto di sostanza biancastra, verosimilmente cocaina, del peso di diversi grammi. Sono scioccanti i retroscena dell’inchiesta “White Powder”, che ha coinvolto nove persone, sette delle quali sono finite dietro le sbarre.
Il maestro di sci. Lo stesso professionista delle “piste”, un giorno, durante il periodo di Carnevale 2011, confidò al “super-testimone” di aver portato con sè 300 euro per l’acquisto di cocaina. Poco dopo, incrociandolo nuovamente, il maestro di sci gli disse: ne ho presi tre da Miri ma sono una merda. E pronunciando quella frase, il maestro di sci mostrò tre sacchettini, contenenti polvere bianca, ad occhio di circa 3 grammi, appena acquistati, che poi riponeva in una tasca.
La droga nelle mutande.Lo stesso super-testimone, verso la metà di febbraio 2011, vide un assiduo frequentatore del locale, nei pressi della cassa, una posizione ideale per “vedere senza essere visti”. L’uomo, durante la deposizione ai carabinieri, racconta di averlo visto ad un certo punto mettere le mani nelle mutande ed estrarne un piccolo sacchetto contenente polvere bianca. Quel sacchetto lo mise sul registratore di cassa, appoggiandovi sopra una banconota da 10 euro per non farlo vedere. Immediatamente, secondo il testimone, Antonello Turis, uno dei titolari del disco-pub, che si trovava nei pressi, appoggiava la mano sopra la banconota ed il sacchetto e metteva il tutto in una tasca dei pantaloni, allontanandosi in fretta.
... e nel reggiseno. Ma se qualcuno nascondeva la droga nelle mutande c’è anche chi la teneva nel reggiseno. Il 23 aprile 2011, quando le lancette dell’orologio segnano le 21.58, i carabinieri visionano “in diretta” le immagini trasmesse da una micro-telecamera piazzata in un ufficio del “Cristallino-Clipper”. Dalle immagini si vede Michele “Ghedo” Ghedina, il barista del locale, mentre su un foglio prepara due strisce di cocaina. Una strscia la consuma lui. Sei minuti dopo le telecamere inquadrano Giovanni Battista Piras, un altro titolare del locale, mentre consuma la striscia rimasta. Alle 22.09, in ufficio, entra una donna, che estrae a sua volta un sacchettino e prepara due strisce di coca per poi nascondere l’involucro contenente la sostanza residua nel reggiseno. Le due strisce vengono consumate dalla donna e dallo stesso Piras. A quel punto i carabinieri entrano in azione. Fermano all’esterno del locale la donna e dal reggiseno spunta un sacchettino contenente 0,54 grammi di cocaina mentre Michele Ghedina, messo alle strette, consegna spontaneamente un sacchetto con 0.3 grammi di polvere bianca.
Stipendi “bruciati” in coca. Tra i clienti di “Miri” alias Emir Islami, il perno del giro di spaccio, c’era anche un “rampollo” di una nota famiglia cortinese. Ecco cosa racconta ai carabinieri dopo essere stato trovato con la “roba”addosso. Conosco Miri da qualche anno e so che traffica in stupefacenti da molti anni (...). Ho acquistato cocaina da Miri l’estate 2010 tutti i fine settimana, circa 8 volte, poi (...) da gennaio a luglio 2011 con frequenza settimanale per circa una dozzina di volte. Ogni volta acquistavo una o due dosi pari a circa 0.6 grammi ciascuna pagandola 80 euro. Complessivamente posso affermare di aver acquistato 14/15 grammi di cocaina pagandola 1200 euro. (...) Talvolta non effettuavo il pagamento alla consegna proprio per non destare sospetto negli altri avventori del locale. I soldi per l’acquisto glieli consegnavo in un secondo momento.
Sei in giro per Cortina? Era questa una delle frasi in codice che i clienti usavano quando contattavano l’albanese “Miri” per far intendere che avevano bisogno di una dose di cocaina. Ecco come un cliente ricostruisce un episodio di spaccio avvenuto il 2 aprilel 2011: quel giorno io ed un mio collega, mettendo 50 euro a testa, abbiamo acquistato una dose di cocaina da Miri al Cristallino dove lo avevamo incontrato precedentemente. Il mio collega era entrato per primo al bagno e aveva preparato una striscia a testa. Il mio collega assumeva la sua dose e successivamente entravo anche io al bagno e sniffavo la dose prima preparatami.
La casa dello spaccio. Secondo gli investigatori l’appartamento di Laura Nieddu , l’ex fidanzata dell’albanese, era un luogo utilizzato per “occultare e custodire” la droga. Lo si evince da diverse intercettazioni. In particolare il 9 maggio 2011 quando i carabinieri perquisiscono Islami nell’auto di due insospettabili coniugi, entrambi consumatori. La perquisizione dà esito negativo ma dalla caserma dei carabinieri, dove viene successivamente portato, l’albanese manda alcuni sms alla fidanzata, manifestando preoccupazione per un’eventuale perquisizione domiciliare. Islami scrive alla Nieddu: Capito con chi sono? Lei risponde di no e allora lui precisa Sbirri. Poco dopo la donna della coppia fermata assieme a Islami raggiunge la Nieddu che si trova nei pressi della propria auto e dalle microspie piazzate nella sua macchina i carabinieri sentono la cliente preoccupata dire: Hai nascosto tutto, vero? hai imboscato bene? Minchia ho provato a chiamarti subito quando ci hanno fermati.
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