Valanga sulla Marmolada invasa la pista del Padon

ROCCA PIETORE. Nuova valanga nell’Alto Agordino, ma stavolta Livinallongo è stata graziata. Il distacco, infatti, si è registrato poco dopo le 12 di ieri in Comune di Rocca Pietore e ha invaso la pista che dal Padon scende a Malga Ciapela, tra l’altro ufficialmente chiusa da inizio febbraio a seguito di una precedente slavina che aveva seriamente danneggiato i pilastri della seggiovia Capanna Bill-Passo Padon e uno skilift.
Una zona, quella inserita nel comprensorio sciistico della Marmolada, che essendo una meta classica dello sci alpinismo ha fatto immediatamente attivare il protocollo di soccorso valanga, considerando appunto il concreto rischio che vi fossero persone coinvolte. Sul posto è stato inviato l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore, con a bordo un’unità cinofila da valanga. Allertati anche gli uomini del Soccorso alpino della Val Pettorina, con altre due unità cinofile, e i colleghi di Livinallongo, oltre ai carabinieri e ai tecnici dell’Arpav.
La slavina, scesa per oltre 200 metri e con un fronte di una settantina di metri, è stata quindi bonificata, escludendo la presenza di persone.
Giornata di insolita tranquillità, invece, per Livinallongo, dove ieri non si sono fortunatamente registrate nuove valanghe, dopo quelle che lunedì mattina avevano invaso la regionale 48 delle Dolomiti, nell’abitato di Livinè, e distrutto un sistema fermaneve in località Varda, causando danni per circa 350 mila euro.
«A Livinè era scattato poco più tardi un secondo allarme», rivela il sindaco di Livinallongo, Ugo Ruaz, «per un distacco avvenuto poco più su del primo. Fortunatamente la neve si è fermata sopra Livinè, senza causare danni, ma questo non ci fa certo star tranquilli: viviamo costantemente nel pericolo e con l’aumento delle temperature il rischio non diminuisce, aumenta. Spero solo che i nostri politici capiscano la difficile situazione in cui versa questo territorio e che, soprattutto, si rendano conto che bisogna intervenire con azioni concrete e urgenti».
Una situazione di pericolo, soprattutto per le strade, che domani sarà personalmente monitorata dal prefetto di Belluno, Giacomo Barbato, atteso a Livinallongo per un sopralluogo. «Le nostre strade? Non sono sicure, è evidente», sbotta Ruaz, «nè la 48 nè quelle periferiche. Ma non possiamo chiuderle all’infinito: oltre a quelle dei turisti ci sono anche le esigenze di chi vive qui, di chi lavora e di chi va a scuola».
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