Un’opera di Regianini al museo Rimoldi

Sarà consegnata domani dalla vedova del pittore surrealista delle Dolomiti. A lui è dedicato il museo di Costalissoio
Di Stefano Vietina

CORTINA. Un'opera di Luigi Regianini entra a far parte del Museo d'Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina.

Martedì sarà Angela De Villa, la moglie dell'artista milanese scomparso nel 2013, a consegnare al Museo il dipinto “La fetta d'anguria” (un olio su tela di cm 100 x 100, realizzato nel 1979). Nato a Milano nel 1930, ma legato alle montagne del Cadore dalle radici materne, Luigi Regianini era un intellettuale arguto, attivo, vivace.

Al suo attivo trentasette anni di insegnamento nelle scuole, almeno 1.500 quadri prodotti, molti dei quali di grandi dimensioni, oltre 300 mostre, una passione per la montagna che gli derivava dalla madre cadorina (Florinda Casanova Municchia, nativa di Costalta) e dai periodi estivi trascorsi su questi monti. Era il pittore surrealista delle Dolomiti. Lui amava definirsi “un monaco che dipinge con le ciglia dei pipistrelli” e di sé diceva ancora: “Indago l'assurdo della vita con la mia personale religione, il surrealismo”.

Negli ultimi anni la sua attività artistica era stata fortemente impregnata di un surrealismo pessimista, alla ricerca spasmodica di immagini forti e dense, (“pugni allo stomaco e al cuore di chi guarda”), finalizzate a scuotere le coscienze, in cui la morte ed il ridicolo della vita si rincorrono in una danza macabra, non senza le indispensabili venature dell'ironia. In un lacerante tentativo di dare risposta al mistero della vita.

A lui è stato dedicato il Museo del Surrealismo di Costalissoio, paesino a 1.249 metri di altezza. “Una nicchia di originalità”, come è solito definirlo il suo amico giornalista Guido Buzzo (artefice anche di questa donazione al Rimoldi), con dipinti sulla storia, le leggende ed i personaggi del paese; opere contraddistinte da un surrealismo più dolce e romantico; ed altre con tematiche filosofiche ed esistenziali più audaci, con una serrata indagine sull'esistenza, sul tema della morte e anche sull'orrido (si veda il sito www.regianini.it). E sono davvero molti ed assai significativi i dipinti che Regianini ha realizzato proprio sul Comelico, sovente su ispirazione dello stesso Guido Buzzo, e poi donato al territorio. Si ricordano, ad esempio, quelli dedicati a Giovanni Paolo I ed a Giovanni Paolo II, quello sul raid Pechino-Parigi, quello creato in occasione del Meeting delle Regole del 2010, quello che si trova nel Municipio di Santo Stefano e rappresenta il Comelico come parte delle Dolomiti Unesco.

Un’intensa attività che gli ha meritato l’affetto e l’ammirazione della gente del Comelico e dei turisti che salgono a Costalissoio anche perché incuriositi dal suo singolare Museo. Quest'anno il suo Museo, che sarà aperto fino al 31 agosto, oltre alla mostra permanente, presenta alcuni interessanti quadri dell'ultima fase artistica del pittore. In particolare il tradizionale manifesto è dedicato alla Grande Guerra. Sono poi esposte due grandi tele dedicate alle periferie, che gli eredi di Luigi Regianini hanno voluto esporre in omaggio a Papa Francesco ed alla sua attenzione agli ultimi. Questo il commento che Luigi Regianini appose al suo quadro che oggi entra a far parte del Museo Rimoldi: “Lo scandire del tempo segna la fine di una natura corruttibile: nessuna resistenza è possibile. Solo la pittura, con la magia delle sue forme e dei suoi colori, può donarle la vita eterna”.

Una sorta di testamento artistico di un pittore che oggi viene affiancato ai maestri del '900, che già trovano sede al Rimoldi, come De Pisis, De Chirico, Guttuso, Morandi, Cadorin, Tomea, Kokoschka. Semeghini, Rosai, Campigli, Sironi, Severini, Guidi, Cadorin, Depero.

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