Una frana di massi da Cima Belprà: danni al rifugio Scotter, salva la gestrice

Il crollo ieri mattina alle 7: Giuseppina Palatini, uno dei titolari, era in una zona diversa della struttura da quella abbattuta

BELLUNO

Un crollo da Cima Belprà ieri mattina alle 7 ha provocato la discesa di grossi massi. Un macigno ha distrutto il tetto del rifugio Scotter-Palatini, che si trova a 1580 metri di quota, tra i gruppi dell’Antelao, delle Marmarole Occidentali e del Sorapìs; distrutta anche la zona dedicata alla lavanderia.

Altri sassi sono scesi lungo la pista San Marco e hanno divelto alberi, scorticato tronchi e danneggiato la strada che sale al rifugio. Fortunatamente nessuno è rimasto coinvolto. Nel rifugio c’era solo Giuseppina Palatini, una delle titolari, che si trovava nell’altra zona e non è stata colpita dalla caduta. La ski area era chiusa da lunedì in quanto la carenza di neve e le alte temperare avevano fatto scattare la serrata. Ma i rifugi erano aperti. In questi giorni di fine inverno erano previsti allo Scotter-Palatini alcune feste in musica.



Da ieri tutta la ski area gestita dalla società Scoter (di cui il Comune è socio di maggioranza per il 96, 69%) è stata chiusa con un’ordinanza di divieto di transito.

L’allarme è scattato poco dopo le 7. Sul posto c’erano anche gli agenti del Commissariato di polizia di Cortina, che hanno allertato l’amministrazione comunale dopo il distacco e hanno poi fornito assistenza durante i sopralluoghi dei tecnici e la successiva fase della interdizione dell’area. Dal paese alcuni, che si erano alzati presto, avevano visto alle 7 un intenso fumo guardando verso Cima Belprà. Alle 9 c’è stato il primo sopralluogo con il sindaco Franco De Bon, il consigliere provinciale alla Difesa del suolo Massimo Bortoluzzi, l’ingegner Pierantonio Zanchetta dei Servizi Forestali e altri tecnici.

«L’unico sollievo è che non ci siano persone coinvolte», ammette De Bon, «quando siamo saliti alle 9 c’era ancora movimento sul versante del Cima Belprà e ci sono ancora massi pronti a scendere. Il crollo è stato diverso dalle altre volte. In precedenza avevamo visto movimenti dal versante di Punta Scotter, dove è stato realizzato un grande vallo a difesa della ski area e della seggiovia. Stavolta il crollo è avvenuto da Cima Bel Prà. Su questa area avevamo già individuato alcune criticità dopo la frana dell’agosto del 2015 e oggi si è sgretolata una parte di montagna. Ora con la Provincia effettueremo le analisi necessarie per un intervento di somma urgenza».

Se la sono vista brutta nella famiglia Palatini, proprietaria del rifugio realizzato nel 1979 da Gianni Palatini Zotèlo e dal figlio Ferruccio. «Per fortuna siamo illesi», ammette Massimo Madella, che con la moglie Flavia Palatini e la cognata Giuseppina gestisce lo Scotter-Palatini, «al momento del crollo c’era Giuseppina, ma era in un’altra zona. La montagna purtroppo scarica, e difese dietro il rifugio non ce ne sono. Un grande masso ha sfondato il tetto ed è entrato nella zona lavanderia. I danni sono numerosi, anche ai muri, ma ripeto: per fortuna non ci sono persone coinvolte». —
 

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