Una festa a sorpresa per lo scultore Beppino Lorenzet

MEL. Oltre un centinaio di persone, fra amici, artisti, conoscenti, estimatori dell’artista zumellese Beppino Lorenzet si sono dati appuntamento, senza che l’interessato lo sapesse, al Ristorante al...

MEL. Oltre un centinaio di persone, fra amici, artisti, conoscenti, estimatori dell’artista zumellese Beppino Lorenzet si sono dati appuntamento, senza che l’interessato lo sapesse, al Ristorante al Moro di Mel per festeggiare i suoi oltre trent’anni d’attività artistica e i sessanta d’età. Non capita tutti i giorni di avere una manifestazione di sincera amicizia e di vicinanza da tante persone e Beppino Lorenzet, che non si emoziona facilmente, si è lasciato trasportare dalla commozione. Ma è durato poco in quanto gli organizzatori hanno dato il via alla convivialità. Non sono mancati anche gli interventi che hanno tratteggiato la figura umana ed artistica di Lorenzet.

Michele Talo, direttore del Centro Consorzi e della Scuola del legno, che ha segnalato come la sua presenza nella Scuola abbia apportato entusiasmo e stimoli artistici, dell’artista Sara Andrich che ha ricordato come Lorenzet sia un vero maestro nell’arte della scultura del legno diventando punto di riferimento per i corsi di maschere. Il collega Sergio Boso ha segnalato come Beppino infonda nei corsi di scultura e nell’insegnamento il piacere dello scolpire e quel pizzico di goliardia che rende piacevole anche lo studio e l’applicazione pratica degli insegnamenti.

Per il maestro e musicista Manolo Da Rold, Beppino Lorenzet è un artista che sa cogliere i sentimenti dell’uomo che si celano dietro la “scorza” dell’apparenza.

L’amico Edoardo Comiotto, che con Beppino Lorenzet ha creato l’apprezzato volume “Parole d’amore di cielo e di terra”, ha ricordato il suo percorso artistico sin da quando in età giovanile con gli attrezzi che trovò nell’azienda agricola del nonno, cominciò ad intagliare le sue prime sculture e alla scelta coraggiosa che compì trent’anni fa quando lasciò il posto sicuro in fabbrica per avventurarsi nel mondo dell’arte facendo della scultura la sua professione.

I primi anni della sua attività furono duri in quanto non era ancora conosciuto e non era ancora ben delineata la sua linea artistica. Il suo carattere combattivo, che lo portò ad emergere come atleta in maratone internazioni fra le quali quella di New York, gli permise di superare le difficoltà momentanee. Stimolato dall’arte di Augusto Murer capì che doveva lasciare fluire le proprie sensazioni ed esprimere ciò che lo emozionava. Ecco nascere così sotto il suo scalpello volti sofferenti segnati dalla fatica e dal dolore, corpi con difetti fisici o abbruttiti da dolori morali. E da allora l’insicurezza artistica è diventata certezza espressiva.

La partecipazione a vari concorsi e simposi d’arte gli permisero di venire a contato con artisti di fama nazionale e internazionale e ciò gli consentì di migliorare e di affinare la sua arte. Nel frattempo iniziarono a fioccare le prime affermazioni in vari concorsi, prima nel triveneto e poi anche a livello nazionale.

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