«Un racconto cinese», l'ultimo film del cadorino Ricardo Darin

Ricardo Darin
"Un argentino maturo e un giovane uomo cinese uniti dalla caduta improvvisa di una vacca dal cielo. Questa è in sintesi la storia di cui è protagonista Ricardo Darin, il noto attore argentino la cui famiglia è originaria di Piniè (Vigo di Cadore), nel suo ultimo film, uscito da poche settimane in Sudamerica e intitolato "Un cuento chino" ("Un racconto cinese"), della durata di 93 minuti e distribuito da Buena vista international. Si tratta di una pellicola firmata da Sebastian Borensztein, in cui compaiono, oltre a Darin (Roberto), anche Ignacio Huang (Hun) e Muriel Santa Ana (Mari). La storia, sospesa tra verità e fantasia, realismo e romanticismo, parte da una serena gita in barca di una coppia cinese, bruscamente interrotta da un evento inaspettato: una mucca cade dal cielo e uccide la ragazza proprio mentre il suo fidanzato le sta proponendo il matrimonio. Questo dramma assolutamente inopinato e addirittura surreale porta il giovane cinese Hun in Argentina, dove arriva solo, stranito e indifeso. Per sua fortuna conosce Roberto, scontroso e solitario "single", chiuso da circa 20 anni in una sua misantropia che si comprende solo in seconda battuta essere derivata da un trauma sofferto durante la guerra delle Falkland. Questi adotta in pratica il giovane cinese e tra i due, praticamente impossibilitati a capirsi linguisticamente, si accende un rapporto di affetto e di solidarietà, che li porterà a cercare insieme in Argentina uno zio di Hun e soprattutto aprirà il cuore chiuso di Roberto alla partecipazione e all'amore per Mari. Ricardo Darin, ormai indiscusso protagonista del cinema argentino, dimostra ancora una volta la sua grande capacità, mimica e gestuale, di coniugare al meglio tragedia e commedia, in un'interpretazione che non stona a confronto con il suo ultimo grande successo, quel "Il segreto dei suoi occhi" arrivato all'Oscar e proiettato anche da noi l'altr'anno. Questa storia, spassosa e insieme agra e perfino un po' filosofica, affronta, come è facile comprendere, il grande tema degli immigrati orientali in occidente e cerca di dimostrare come un rapporto pacifico, fatto di solidarietà e vera amicizia, possa accendersi comunque e dovunque e soprattutto come esso, al di là di qualsiasi nostra intenzione e previsione, resti affidato all'ineffabile e paradossale gioco del destino. Una lezione per l'Argentina come per l'Italia, dove si possono cambiare i fattori senza alterare il prodotto: cinesi, tunisini, libici e tanti altri ancora a scelta. E non è detto debba esserci da noi una mucca per forza: una barca o un barcone in mezzo al mare con tante speranze e sogni a bordo può bastare ed avanzare di questi tempi.
Walter Musizza e Giovanni De Donà
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