Un quaderno per raccontare batteria Castello e la sua storia
IL LIBRO
Un libro che racconta la storia di batteria Castello e raccoglie le idee per il suo recupero è stato pubblicato di recente da Pierpaolo Genova (Tipografia Tiziano Pieve di Cadore). Tra le prime voci a levarsi in favore della conservazione e del possibile recupero quella di Mirta Da Prà Pocchiesa. Un’altra voce importante è stata quella di don Luigi Ciotti, originario di Sottocastello, che anche recentemente ha auspicato il salvataggio di batteria Castello. Questo forte, che all’inizio era parte integrante del castello di Pieve di Cadore, dopo le vicende belliche della Grande guerra venne considerato un’appendice del forte di Monte Ricco; dopo i fatti di Caporetto, venne abbandonato senza colpo ferire e fino alla fine della guerra restò in mano austriaca. Finito il conflitto, batteria Castello venne abbandonata a se stessa e degradò progressivamente fino a quando, negli ultimi anni del secolo scorso, non venne occupata dall’artigiano scultore Romano Tabacchi, che proprio nell’atrio del forte aprì la sua bottega d’arte. L’arrivo di Tabacchi significò l’inizio di un recupero seppur parziale della struttura, sicuramente il suo salvataggio, perché una delle operazioni più importanti fatte dal “nuovo inquilino” fu la riparazione del tetto e il salvataggio dei muri impregnati di umidità. Ora, con il quaderno di Pierpaolo Genova, riprende forza l’ipotesi di un salvataggio della possente struttura, se non altro (considerando la posizione dominante sul Centro Cadore) con finalità turistiche. «Il passato della struttura», afferma Genova, «può consentire di definire un “profilo d’uso” compatibile con la domanda turistica». Si tratta di una ipotesi difficilmente concretizzabile, considerati i costi del recupero e dello sfruttamento. La gestione economica del vicino forte di monte Ricco, recentemente restaurato, lo dimostra. —
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