Un mondo di feltro dove un filo di lana collega diverse arti

Piccoli e curiosi oggetti a colori nati dalla lavorazione sapiente della lana
Piccoli e curiosi oggetti a colori nati dalla lavorazione sapiente della lana
Ci sarà anche uno schermo fatto di lana e di seta. Uno sfondo «fatto a mano» - grande e curato: orpo, quanta perizia e quanta fatica deve essere stata spesa nella realizzazione, ma anche quanta soddisfazione. Lo schermo di lana e di seta dovrà garantire alle proiezioni - sì, perchè è uno «strumento» - nitidità, attrazione e suggestione.  Ecco, lo schermo aggiunge curiosità alla mostra che fino al 28 di settembre è chiamata a «tessere», altro termine non si può usare, l'elogio del feltro. L'elogio della versatilità creativa della lana ma anche l'omaggio ad un elemento che è radicato nella storia e nei costumi del Trentino.  «Effetto feltro» si chiama l'allestimento che per la quarta volta torna a richiamare attenzione alla sala Maier di Pergine Valsugana. Una mostra che nasce grazie all'appassionato impegno di un'associazione che non poteva chiamarsi se non «La casa del feltro». Un nome, un programma: di lavoro, certo, ma anche di sensibilizzazione, di promozione.  La casa del feltro è la dimora di una manualità artigianale femminile che ha fatto storia e che ambisce ad un rilancio nell'attualità di una più vasta riscoperta di mestieri.  «La casa del feltro» è un sodalizio animato dalla dedizione del tutto quanto - ed è tanto - si può fare lavorando la lana con una vena artistica e un'obiettivo per così dire «sociale». Non si tratta, infatti, di proporre solo confezioni creative all'insegna del colore. Si tratta di sottolineare anche il fascino antico di indumenti che l'originalità, (e pure la crisi), rende attuali.  Di un'utilità senza tempo.  Le feltraie dell'associazione sono Lucia D'Amato, Linda, Mirta Giacomozzi, Sabrina Bottura. Operano nel perginese e in Vallagarina. E, naturalmente, nel corso di questi anni - da quel 2002 che data la nascita del sodalizio - si sono fatte un nome a colpi di laboratori in cui l'arte della lavorazione della lana è diventata materia intrigante e soprattutto divertente nelle occasioni di «mettersi alla prova» offerte ai bambini. Allegramente entusiasti di trasformare i batuffoli in oggetti.  «Effetto feltro» è, tuttavia, anche un'interessante sinergia tra feltraie e gli artisti che si sono messi a disposizione per dare alla mostra una valenza culturale ancora più ampia. La fotografia e le video installazioni sono assicurate da Luciano Olzer, che sullo schermo di feltro e seta proietterà immagini suggestive e anche «vita», le testimonianze del lavoro delle creatici di feltro registrate nei laboratori. Lana, foto, installazioni ma anche rame e ferro - in un rapporto stimolante tra l'associazione del feltro e le sculture di Lome, o la pittura di Iuri Ravanelli.  C'è di che incuriorsi nell'allestimento in sala Maier. Difficile, infatti, non soffermarsi a fare qualche pensiero sugli usi e sui costumi alpini nell'osservare l'installazione delle calze di lana delle Alpi create da Sonia Zaninelli. Ma una mostra che si chiama «Effetto» non risponderebbe all'attesa se non prevedesse anche «azioni ad effetto». E le sensazioni offerte al pubblico - in questo senso - non mancano di certo. Forse ci sarà un po' di resistenza, ma poi saranno sicuramente in tanti ad accettare divertiti la proposta di camminare a piedi nudi su una passerella di feltro dai colori naturali. E altri indosseranno inedite infradito, (sempre, ovviamente, di caldo feltro). O altri ancora non disdegneranno la «prova» di un sacco a pelo che nelle intenzioni delle promotrici della mostra - capaci di una manualità che si ispira ad una «comoda filosofia» vuole essere un sorta di guscio capace di proteggere anche i pensieri.  «Effetto feltro», dunque, per scoprire, (o riscoprire) un'arte che sposa diversi contesti, suscita diverse emozioni usando un «lavoro» per scopi artistico culturali. Nella mostra la luce, ad esempio, passerà attraverso paralumi realizzati con rame e un sottile velo in lana merinos. La lana, d'altronde, è materiale che fa storia. Ed è - quella della lana che le feltraie si procurano badando alla qualità dai pastori del Lagorai - anche una storia «duttile». «Il feltro - spiega Lucia D'Amato - è adattabile alla creazione di attualissimi complementi d'arredo, accessori o capi di abbigliamento».  Sarà una festa soprattutto di colori quella della mostra che oggi si inaugura con un piccolo spettacolo a tema: il gruppo Poesica, che proporrà il racconto musicale "La saga dei Canopi", con testi e musiche originali di Sergio Balestra. Il feltro è ottenuto da tante sfumature di colore naturale delle pecore del Lagorai e del Monte Baldo.  C'è la mostra, in sala Maier. Ma c'è - forse ancor di più dell'esposizione - la testimonianza del recupero della lana autoctona dei pastori del Lagorai.  Ques'anno l'associazione ha dato il via ad un progetto di recupero della lana della pecora Tingola (la cosiddetta pecora dagli occhiali), razza originaria della Val di Fiemme, in collaborazione con la Libera Associazione Pastori e Malghesi del Lagorai e il servizio Agricoltura della Provincia.  Non solo feltro, infine, ma anche la lavorazione a maglia dei tipici "calzoti", realizzati con lane dell'arco alpino e rivisitati in forma attuale. Insomma, alla sala Maier parte un 'esposizione che ha l'orgoglio di contribuire alla trasmissione dei saperi. In forma curiosa, di scoperta. Senza pretese intellettuali ma nella convinzione che anche il ritorno ad un piccolo grande artigianato dimenticato può avere una valenza che va molto al di là dell'hobbistica per proporre, o riproporre, una visione ecologica.  

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