Un marchio italiano vende mentre sbarcano i danesi

BELLUNO. Da non confondere con l’Ikea. Anche perché la Jysk è danese e non svedese. E ha bisogno di spazi molto meno sconfinati dei cugini scandinavi. Ecco anche perché domani mattina la multinazionale di letti, mobili e accessori potrà aprire il suo nuovissimo punto vendita cittadino, in via Tiziano Vecellio. A pochi metri di distanza, sullo stesso lato della strada, un cancello chiuso a chiave e uno striscione giallo con le scritte Tribunale di Padova e Vendesi e un numero di telefonino cellulare da chiamare, se interessati. È il vecchio capannone della Bozzola, l’azienda di rubinetterie, che è in regime di concordato preventivo e ha dovuto togliere anche la storica insegna sopra la parte centrale del capannone. Che magari era un po’ vintage, ma sempre efficace. Il concordato è una procedura, attraverso la quale l'imprenditore in difficoltà ricerca un accordo con i suoi creditori, per non essere dichiarato fallito o comunque per cercare di superare la crisi in cui si ritrova l’impresa. Un marchio italiano con dei problemi e uno del Nord, che invece è in buona salute e propone dei posti di lavoro. A proposito di guai, accanto al centro commerciale Dolomiti (quello che comprende Emisfero, Eurobrico e negozio di calzature) ha chiuso e impacchettato l’ammiccante insegna luminosa Divanity, che già aveva preso il posto di quella di Divani&Divani del gruppo Natuzzi. Giusto per rimanere in argomento arredamento per la casa.
Jysk ha qualcosa come duemila negozi, in trentaquattro paesi, in maggioranza europei. Il gruppo è guidato da Lars Larsen e occupa 17 mila 500 persone, tutte altamente specializzate. Ai margini della zona industriale, il marchio internazionale dell’arredamento è andato a occupare la struttura, che negli ultimi anni aveva ospitato prima il Penny market e poi un grande magazzino gestito da commercianti cinesi. Entrambi gli esercizi comerciali hanno avuto una durata molto limitata. L’inaugurazione del punto vendita è fissata per le 9.30, la si descrive come sensazionale e si promettono prezzi molto competitivi, in confronto alla concorrenza italiana e straniera.
Per Bozzola, invece, si racconta di vendita senza incanto. Cioè le offerte vengono depositate in busta chiusa il giorno prima della gara che è fissata per il 27 giugno, allo studio Giordano di Padova, in via Trieste. Il prezzo base è di un milione e mezzo di euro e il rilancio minimo è di 15 mila. Il liquidatore giudiziale è Carlo Saccaro, che riceve nella stessa via padovana. Il capannone ha una superficie complessiva di 2400 metri quadri e spiccioli e ha anche un parcheggio, sul lato anteriore. Nell’annuncio delle aste, si specifica che sono presenti delle irregolarità evidenziate in una perizia, quello che preoccupano - anche in questo caso - sono soprattutto i posti di lavoro, che non si sa se verranno recuperati in qualche maniera.
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