Un docu-film di Recalchi racconta il mondo dopo il virus

FELTRE

Si intitolerà “Due metri”, o in inglese “6 feet”, il documentario feltrino sull’emergenza Covid-19 diretto da Marco Recalchi che racconta come il mondo è cambiato in questi ultimi mesi. Un docu-film che porta sullo schermo una società nuova, fatta di distanze e di paure. Un mondo fatto di esseri umani chiusi nelle loro abitazioni mentre fuori la natura si riprende ciò che è suo. Il film è costituito da tre parti: una di fiction, una documentaristica che segue quattro storie differenti e una descrittiva in cui emerge il vuoto delle città. Ci sono un’anziana che vive sola, una famiglia con tre figli che devono studiare da casa e inventarsi come trascorrere le giornate, una ragazza che ha perso il lavoro e un giovane youtuber; il tutto contornato dalla vita all’interno di un supermercato. Alcune scene sono state filmate dagli stessi interpreti grazie a videocamere fornite dalla produzione. Una sorta di self-tape che poi verranno migliorati in fase di post produzione. Si parte da una base di sette ore di girato raccolto, che saranno condensate in un prodotto finale della durata di circa 60 minuti.

Il film verrà distribuito a livello internazionale grazie alla collaborazione tra Ikona Film che ha sede in Italia e The Old Film Farm Ltd di Londra. Il documentario ha visto l’appoggio del gruppo Unicomm che ha autorizzato le riprese al Famila del Pasquer. «Un giorno ero al supermercato e ho pensato che tutto quello che stava accadendo doveva essere documentato», racconta il regista Marco Recalchi. «Ho contattato alcuni collaboratori, il Comune di Feltre, la stazione dei carabinieri e anche il Comune di Pedavena e Unicomm per poter avviare la produzione», spiega. «Abbiamo catturato istanti che, uniti ad altro materiale raccolto in differenti località del mondo da nostri collaboratori, diverrà un film. La post produzione sarà impegnativa e richiederà due mesi», prosegue Recalchi. «Il budget complessivo non supererà i 40 mila euro. Stiamo cercando degli sponsor che vogliano supportare il progetto. Si parla dell’emergenza sociale e di come il mondo è cambiato; non facciamo nessun riferimento ad elementi sanitari o relativi al virus in quanto tale». –

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