Un allevatore del Cansiglio trova i lupi sull’uscio di casa

ALPAGO. Metti una sera a cena con i lupi. Anzi, due sere, perché se il carnivoro riscontra accoglienza, ne approfitta. . È accaduto in Cansiglio da Mario Quaia che, a Vallorch, gestisce una stalla con 130 capi di bestiame. Siamo nella piana della foresta, in prossimità del rifugio Vallorch incendiato due anni fa.
Quaia ha un allevamento non solo grande, ma attrezzato. Lui non ha voluto mai recintarsi, i lupi li ha ritenuti un pericolo remoto. Sere fa, invece, poco dopo le 19, quando alcune manze stazionavano all’esterno della stalla, in attesi di potersi accomodare, e in casa si stava preparando la cena, ecco l’incontro che non si aspetti.
Un branco di cinque carnivori si è presentato quasi sull’uscio, a 5 metri di distanza. Le giovani vacche si trovavano nei pressi e i lupi, astuti, si sono ben guardati da gettarle nel panico. Lì vicino – come racconta Mario Quaia – c’era anche il cane pastore, un animale fidatissimo. Ed anche molto intuitivo. Il cane, accortosi del probabile pericolo, anziché aizzarsi contro i lupi ha fatto in modo di allontanarli. Un metro, due, dieci metri.
«I cinque, non del tutto stupidi, quando hanno raggiunto una distanza di sicurezza», testimonia Quaia, «si sono smembrati, a cerchio, facendo intuire che volevano aggirare il “guardiano” su più fronti. Al primo tentativo di balzare in avanti degli ospiti sgraditi, il cane ha fatto dietrofront ed è tornato in stalla».
Due sere dopo la scena si è ripetuta, questa volta con quattro lupi. Ed anche in questo caso non è accaduto nulla di irreparabile. Il branco è probabilmente quello che si è formato la primavera scorsa, con padre, madre e cinque piccoli, nati appunto all’ombra dei faggi. Ormai i piccoli sono cresciuti e sembrano anche autonomi. Per le predazioni si arrangiano.
«Troviamo spesso, nel prato, carcasse di cervi, di daini, di caprioli. Di cibo, per i carnivori, ce n’è in abbondanza. Non vi è bisogno che aggrediscano i nostri bovini. Ma la paura è tanta, perché quando il lupo si integra è il momento che può diventare pericoloso. E di certo», aggiunge Quaia, «io non me la sentirei, la sera, di uscire da casa e passeggiare tranquillamente».
Ciò detto, l’allevatore non ha nessuna intenzione, al momento, di recintare il pasco. Ritiene che il suo cane pastore sia in grado di sostenere la guardia, anche da solo. Almeno, fino a prova contraria.
E provvedere alla cattura dei lupi? «Cacciarli proprio no, la biodiversità è un valore. Certo, se ci sono dei danni», afferma Quaia, «la Regione deve provvedere. E non con l’elemosina».
Né a Quaia né ai suoi collaboratori è venuto in mente, in quelle serate, di farsi un selfie con gli ospiti, neppure di fotografarli da lontano. L’immedesimazione con la natura, sull’altopiano, è un dato quasi valoriale. «Ma ripensarci», riflette a voce alta Quaia, «non so se in occasione di nuovi incontri resteremmo così tranquilli. Debbo riconoscere che pensando a quanto ci è capitato, la paura sta prendendo il sopravvento». —
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