Tutto il paese piange Silvia pochi giorni dopo Emilio

LONGARONE
Dolore profondo a Longarone. Perché non si può morire a 19 anni, con tanti progetti in mente e un posto di lavoro pronto.
La comunità longaronese è stata raggiunta nel pomeriggio di ieri dalla notizia della morte di Silvia Doriguzzi e dev’essere venuto da piangere anche a chi non conosceva lei e la famiglia. Come dimenticare il suo sorriso e la sua voglia di vivere e anche di divertirsi, come tutti i ragazzi della sua età?
Somigliava tanto alla mamma Giulia, con la qualche aveva in comune proprio il sorriso. Sembra incredibile usare il verbo all’imperfetto, quando si ha quell’età. Longarone sta vivendo settimane drammatiche, al di là dell’emergenza sanitaria del Coronavirus. La settimana scorsa era morto in un incidente sul lavoro Emilio Sacchet, il 52enne che faceva il cameriere al ristorante Zunfthaus zur Waag di Zurigo e ieri quest’altro, gravissimo lutto. Il sindaco Roberto Padrin deve farsi portavoce del dispiacere dei suoi paesani: «Diciamo che questo 2020 ci ha portato finora tanta tristezza e tanto dolore, portandoci via due ragazzi che fra l’altro conoscevo molto bene. Senza contare il decesso di don Gabriele Bernardi, che a Longarone era stato cappellano. Se n’erano andate due persone che avevano lasciato un segno indelebile nella vita del nostro paese e ieri purtroppo ci ha lasciato anche una ragazza così giovane e di belle prospettive. Siamo molto addolorati».
Silvia Doriguzzi era nata nel 2000, all’ospedale Giovanni Paolo II di Pieve di Cadore. Il suo cognome tradisce senz’altro origini comeliane. Viveva a Igne con la madre e il suo nuovo compagno Michele De Bona, una persona altrettanto conosciuta e stimata, anche per la sua attività artistica. Suona il basso e la batteria in alcuni gruppi, in uno dei quali suona pezzi dei Nomadi: «Impossibile non volere bene a questa famiglia, che conosco davvero da quando ero piccolo», riprende Padrin, «il mio appello è quello di stare il più possibile vicini a loro, perché stanno passando un momento davvero difficile. C’è anche una bambina più piccola, alla quale deve andare il nostro abbraccio più affettuoso».
È di ieri il funerale di Emilio, nella chiesa arcipretale di Longarone, alla presenza dei 150 che potevano essere presenti. Non c’è ancora una data dei funerali di Silvia, ma arriverà quando il magistrato della Procura della Repubblica di Verona darà il nulla osta alla sepoltura: «Stiamo pagando un prezzo pesantissimo, in termini di vite umane e la speranza è quella di poter tornare a vivere una vita il più possibile normale».
Cordoglio anche nella caserma dei carabinieri di Peschiera del Garda e della questura di Verona. I militari e gli agenti erano così contenti di aver salvato una vita che non potevano immaginare un finale così terribile. Il dirigente della polizia Roberto Salvo aveva espresso parole di «vivo apprezzamento per l’operato dell’ispettore superiore Mauro Trinca Rampelin e dell’Arma dei Carabinieri, con l’augurio che l’intervento congiunto potesse aver contribuito a dare una speranza di vita a quella giovane vita». Le forze di polizia ce l’hanno messa tutta e anche i medici e i sanitari degli ospedali di Peschiera del Garda e di Borgo Trento, ma i loro sforzi stavolta non sono bastati. —
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