Tunnel e mine in Marmolada le targhe ricordano le vittime
ROCCA PIETORE. Per la sua conquista era stato impostato perfino un avveniristico progetto di salita con un pallone aerostatico. La Cresta della Marmolada di Ombretta era divenuta davvero nel 1917 per le nostre truppe l’unica possibilità di ulteriore avanzata dopo la conquista dell’intera dorsale che va dalla cima del Monte Serauta alla punta Serauta, compreso l’omonimo passo.
Sotto la guida del colonnello Peppino Garibaldi era stato compiuto un paziente lavoro di fortificazione da parte del 51° e 52° reggimento fanteria, ma con gli austriaci attestati all’interno del ghiacciaio l’unica via era quella di conquistare la Forcella a Vu e la soprastante quota 3153, presidiata da una postazione nemica. Per farlo però bisognava scavare una galleria di 240 metri lungo la spalla del monte e durante i lavori avvenne anche che una squadra avanzata bucò la parete di una caverna divenuta ricovero nemico, cosicché due nostri minatori finirono uccisi da fucilate scaricate dagli austriaci attraverso il foro. Questo poi fu richiuso e la galleria poté venir finalmente sfruttata per un assalto che portò alla conquista di due forcelle presidiate dagli austriaci. Ma questi a loro volta scavarono una galleria per una contro mina destinata a far saltare le nuove posizioni italiane.
Così il 26 settembre un’enorme esplosione sconquassò le rocce seppellendo il tenente Flavio Rosso (Med. d’Arg. al V.M.) con 4 soldati del 51° e 10 del 52°. I nostri però non desistettero e supportati dall’artiglieria riuscirono alla fine a conquistare l’agognata Forcella a Vu e da qui, tramite una galleria scavata nel ghiaccio, puntarono alla cima di 3153 metri. Il 31 ottobre otto Alpini della 206a compagnia del battaglione Val Cordevole, guidati dal sergente Giacomo dall’Osbel, salirono lungo una cengia attraverso la difficile parete sud della Marmolada d’Ombretta, cogliendo di sorpresa i nemici e costringendoli alla resa. Ma eravamo già nel bailamme del dopo Caporetto, cosicché il 2 novembre la posizione doveva venir già abbandonata per ripiegare sul M. Grappa.
I protagonisti dell’impresa avevano ottenuto una licenza premio, che - inutile dirlo - non poterono sfruttare. Nel 1993 fu effettuato un tentativo di scavo per il recupero dei corpi o quanto meno delle piastrine di riconoscimento dei caduti nell’esplosione della Forcella a Vu, ma vennero trovati solo uno scudo per fuciliere, i resti di una baracca di legno e varie pallottole. I corpi dei soldati sono quindi ancora là, sepolti sotto le rocce che ricoprono la Forcella. Fino a qualche anno fa non si conoscevano i nomi dei quindici caduti, ad eccezione di quello del tenente Flavio Rosso di Novi Ligure, classe 1896, ma poi, grazie alle ricerche di Mario Bartoli, allora referente del Museo della Marmolada, si riuscì ad individuare l’identità di tutti. Così il 2 settembre 2006 venne inaugurato con una solenne cerimonia nei pressi della “Stazione Serauta”, a 2950 metri di altitudine, un cippo con i nomi dei valorosi soldati. L’iniziativa fu promossa dal Comune di Perugia, donatore del monumento, con il beneplacito di OnorCaduti, proprio in considerazione del fatto che i combattenti del 51° e 52° Reggimento sulla Marmolada provenivano in maggioranza dall’Umbria. Va ricordato peraltro che già nel 1993 era stata posta all’entrata della galleria saltata una lapide che recita “Qui la notte del 26 settembre 1917 il Ten. M.A. Flavio Rosso ed i suoi Fanti del 51° sono rimasti sepolti dallo scoppio di una carica nemica mentre scavavano un fornello di mina sulla spalla occidentale della Forcella Vu”.
L’iscrizione del più recente cippo recita invece: “La Città di Perugia dedica un perenne ricordo ai Reggimenti Umbri 51° e 52° della Brigata Alpi che valorosamente combatterono nella I guerra mondiale e ricorda togliendoli dall’anonimato i fanti del presidio su Forcella V conquistata dopo un anno di cruenti attacchi, che il 26 settembre una mina austriaca travolgeva”.
Seguono i nomi: Ten. Flavio Rosso, cap. Giuseppe Garzone, soldati Antonio Delletto, Virgilio Artese, Giacomo Donati, Elia Pietro, Giuseppe Giorgioni, Ferdinando Graziani, Francesco Majone, Andrea Merlini, Evaristo Negri, Salvatore Pecchia, Francesco Sibilla, Generoso Trigiani e Silvestro Verrecchia. Ci sono voluti 89 anni, ma il tempo resta pur sempre galantuomo.
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