Tumori, 700 nuovi casi all’anno all’Oncologia del San Martino

Si avviano quest’anno verso quota 700 i nuovi pazienti dell’unità operativa di Oncologia dell’ospedale San Martino di Belluno. «Un dato in crescita (+18%) rispetto al 2018 quando erano 661 e al 2017 quando erano 513», dice il direttore del reparto, Fable Zustovich che di questo ha parlato ieri all’incontro del Giovedì della salute organizzato dall’Usl.
Ma Zustovich ci tiene a precisare che questo numero non è dovuto principalmente all’incremento dei casi, «ma al rallentamento della fuga dei bellunesi verso altri ospedali. Qui a Belluno i pazienti trovano risposte soddisfacenti, anche grazie ai migliorati rapporti con gli altri reparti tramite i gruppi oncologici multidisciplinari e al collegamento alla Rete oncologica veneta e allo Iov. Questa collaborazione ci permette di gestire i casi complicati senza caricare tutto sul paziente, vale a dire che alcuni interventi vengono svolti negli ospedali di riferimento mentre il resto viene eseguito qui a Belluno».
L’attività dell’Oncologia sta ampliando da tempo, con l’arrivo del nuovo direttore, i propri orizzonti, un cambiamento che va di pari passo anche con il modo di considerare il tumore. «Si tratta», precisa il primario, «di una malattia che guarisce in cinque casi su sei. Di una patologia con cui si può convivere anche in condizioni di metastasi, mantenendo una qualità di vita buona. Si consideri che una donna su cinque con tumore in metastasi alla mammella sopravvive a cinque anni dalla diagnosi. E questo», prosegue Zustovich, «grazie all’uso di farmaci di nuova generazione che “mirano” sempre di più al fulcro del problema. Stiamo parlando dell’ormonoterapia, della chemioterapia, ma anche delle terapie a bersaglio molecolare e di quelle immunologiche. Ogni farmaco viene utilizzato in base al tipo di tumore che ci troviamo di fronte».
Ma se le terapie cambiano, l’incidenza dei tumori nel distretto di Belluno resta praticamente invariata. «Tra le donne al primo posto troviamo il tumore alla mammella, seguito da quello al colon retto, ai polmoni e a quelli ginecologici», specifica il primario, «mentre per gli uomini l’incidenza maggiore è del tumore alla prostata, seguito da quello ai polmoni e al colon». Patologie che spesso possono essere individuate grazie all’adesione alle campagne di screening che evidenziano le neoplasie anche allo stadio iniziale, elemento importante per la cura e la sopravvivenza del paziente.
«Il cancro è una malattia da normalizzare», precisa ancora il direttore dell’Oncologia, «cioè deve essere affrontata e vissuta con atteggiamento costruttivo, anche perché il 40% delle persone ha la probabilità di ammalarsi di questa patologia. Patologia che colpisce principalmente la popolazione anziana, anche se non mancano i casi rari nei bambini e nei giovanissimi».
A rafforzare il ruolo del reparto c’è anche l’attività di ricerca clinica. «Siamo centro di coordinamento nazionale per i tumori della mammella. Sono 35 gli ospedali di tutta Italia che partecipano. Lo scopo è evidenziare gli effetti di un determinato trattamento chemioterapico su una precisa forma di cancro al seno. Inoltre stiamo studiando gli effetti del vaccino antinfluenzale sull’immunoterapia». —
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