Tubo Tucker, assoluzione per tutti i rivenditori

Scagionati i sei bellunesi, per le parti offese primo risarcimento di mille euro
Il tubo Tucker
Il tubo Tucker
 
BELLUNO.
Condanna per truffa aggravata per Mirco Eusebi, la moglie Ivana Ferrari e altre tre persone considerate ai vertici della Tucker, assoluzione per tutti gli altri imputati, i venditori del “tubo miracoloso”, compresi i sei bellunesi finiti sotto accusa. Per loro mancherebbe l’elemento psicologico del reato: in parole povere, ai “poteri” di quel tubo - venduto per far consumare meno combustibile e realizzare grandi risparmi energetici, ma poi risultato un “bidone” - loro credevano davvero. Peccando eventualmente di ingenuità, ma non macchiandosi del reato di truffa.


 E’ questa la sentenza pronunciata ieri sera in tribunale a Rimini, dopo nove ore di camera di consiglio, che ha chiuso il processo con 54 imputati e quasi ottocento parti civili, 75 delle quali residenti in provincia di Belluno. Un processo incentrato sul “dispositivo Tucker” che Eusebi aveva persino pubblicizzato sulle maglie della Nazionale di calcio e che, venduto a circa dieci milioni delle vecchie lire attraverso una struttura di venditori affiliati in tutta Italia, avrebbe dovuto ridurre notevolmente il consumo di combustibile e l’inquinamento. Ma le telecamere di “Striscia la notizia”, nel 2002, fecero esplodere lo scandalo, accusando: il tubo non serviva praticamente a nulla.


 A Eusebi, patron della Tucker, sono stati comminati 11 anni e 4 mesi, a Ivana Ferrara - che in aula ha contestato come il processo non abbia dimostrato il mancato funzionamento del dispositivo - il giudice ne ha inflitto 10 anni e 10 mesi. Condanna a 9 anni e 4 mesi per i loro collaboratori Simone Ambrogiani, Samuele Pierfederici e Osvaldo Salvi. Per tutti è caduta l’accusa di associazione a delinquere.


 Assoluzione in base all’articolo 530, secondo comma del codice di procedura penale, invece, per tutti gli altri imputati, tra i quali i sei bellunesi: Carlo Da Rold, 61 anni, di Belluno; Dario De Bon, 51 anni, di Sedico; Fabio Della Lucia, 48 anni, di Agordo; Elena Marsilio, 33 anni, di Belluno; il feltrino Moreno Pezzè, 33 anni; Massimiliano Tacchini, 38 anni, di Belluno.


 Per le parti offese - oltre 1900 quelli che hanno reclamato di essere stati “bidonati”, anche se circa 800 si sono costituiti parte civile al processo - subito un primo risultato positivo: il giudice ha infatti stabilito per loro una provvisionale di mille euro per il danno morale, rimandando invece a successive cause civili la definizione dei risarcimenti veri e propri dei danni economici.

 Cause civili che non tarderanno ad arrivare: una quarantina partiranno al più presto, annuncia ancora a Rimini l’avvocato Paolo Patelmo, che per conto dell’Adiconsum di Belluno ha rappresentato altrettanti bellunesi che avevano investito i loro soldi nel “tubo” sperando di ricavarne un risparmio nella bolletta. Il tribunale di Rimini ha confermato anche il sequestro dei beni della Tucker disposto a suo tempo, tra i quali circa tre milioni e mezzo di euro di crediti Iva. Per le parti civili, insomma, ci sarebbero buone possibilità di ottenere un risarcimento dopo la disavventura.

 La sentenza, ieri sera a Rimini, è stata attesa in tribunale da una selva di cronisti e di telecamere. E non potevano mancare quelle di “Striscia la notizia”, che nel 2002 fece esplodere la vicenda.
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