Tsunami in Giappone, Burigo: «E' stata un'apocalisse»

Il terremoto in Giappone: il cuoco bellunese racconta la tragedia
Il terremoto in Giappone e Ivan Burigo
Il terremoto in Giappone e Ivan Burigo
BELLUNO.
«E' stata un'apocalisse. Il rumore era terribile e poi l'albergo, gli edifici che si torcevano: qualcosa di inaudito e terribile». Ivan Burigo, il cuoco bellunese in Giappone, vive a Motegi e racconta il terremoto. Dello tsunami, di quanto ha divorato, ha visto in tv. Attimi di terrore: «Sentire che c'era un terremoto di proporzioni inaudite e non poter far nulla».  «Vivo a 80 chilometri da Tokio» racconta Burigo «e sono in Giappone da 20 anni, siamo visitati molto dal terremoto, ma quello dell'11 marzo mi ha sconvolto la vita».  Burigo è chef del ristorante italiano in un albergo della Honda Motors. «Erano le 14.45», racconta, «eravamo in otto e stavamo pranzando al lavoro. Il primo avvertimento è stato un movimento sussultorio, come un colpo da sotto la terra; mentre scappavo dalla cucina per andare nel giardino (il mio solito rifugio quando ci sono scosse), è iniziato il movimento ondulatorio. Prima c'era la pace totale, visto che viviamo tra valli e colline, quando sono uscito ho visto l'apocalisse, la catastrofe: l'albergo che si torceva, il boato, il rumore intensissimo. La cucina dell'albergo è devastata, ho visto vetri e pezzi di muratura cadere dallo stabile. Ho fatto appena in tempo a chiamare mia moglie, che mi ha detto che sarebbe passata a prendere il bimbo all'elementare, poi le linee sono saltate».  Burigo vive con la famiglia in una casa al decimo piano di un condominio a 30 km da Montegi: «In casa abbiamo avuto diversi piatti e statue rotte, ma il palazzo ha retto molto bene. Non è stato così nell'appartamento che mi passa la compagnia, dove mi fermo quando non ho tempo: ho aperto e richiuso la porta, dentro era da far paura. Ho avuto momenti di panico, ho preso il mio pc e sono tornato verso casa».  Lungo il tragitto «ho visto scene agghiaccianti: tetti divelti, muri a terra, crepe sulle strade da far paura. Scene incredibili, mai viste prima, toccarle con mano è agghiacciante. E ora: mi raccontano di paesi spariti sotto l'acqua, treni e mezzi introvabili. Una catastrofe».  Nessun ferito in famiglia. Gio - Riccardo, il bambino di 10 anni, era già stato riunito dagli insegnanti in una palestra con i bambini, in attesa che i genitori passassero per a recuperarli. «Sono stati i miei amici a Belluno, paradossalmente, a informarmi su quello che era realmente accaduto, sulle proporzioni di questa tragedia: mi chiedevano se ero vivo, se stavo bene, di cosa avevo bisogno e mi raccontavano della devastazione. Noi a casa siamo rimasti senza luce e gas per quasi 24 ore. Subito dopo la scossa sono riuscito a parlare con mia moglie che stava bene, poi non ho potuto più comunicare con lei fino alle 22. In auto, verso casa, ho visto una fabbrica incendiata, semafori in tilt, per fare 30 km ci ho messo 3 ore. Ho pianto, ho pianto tanto per la rabbia, perchè non potevo fare nulla: se fosse stato un ciclone, un uragano, potevamo ripararci, barricandoci in casa, ma così ci si sente impotenti, nudi senza riparo. Non sono riuscito a vedere in tv tutta quella devastazione».  «Dopo la prima botta», prosegue Burigo, «qui si continua a tremare con una frequenza inaudita, ogni due o tre minuti la terra si muove. Abito in un palazzo al decimo piano e mi sento con le mani legate. Non avendo energia per caricare il cellulare, sono rimasto in auto tutta la notte: continuavano ad arrivarmi messaggi, ma non potevo sapere della devastazione che c'era, perchè non potevo vedere quel che era accaduto. Sono stati i miei amici, su Facebook o via sms, a dirmi che era una cosa terribile e che passavano in tv scene da apocalisse».  Ma in Giappone si lavora già alla ricostruzione: «Questo è un paese che si rimbocca le maniche e reagisce molto bene, è il loro spirito di vita. Confido nella loro esperienza e laboriosità. Però sono cose che ti scavano dentro: la gente è sfinita, abbattuta».  Nella hall del suo condominio avevano già allestito un centro di sopravvivenza con stufe, materassi, caffè e thè: «Chi non voleva stare nel suo letto, poteva stare al piano terra». Per ora anche il cibo è molto razionato: 2 chili di pane, 2 litri di latte e 2 chili di riso, «ma penso sia dovuto ai problemi logistici del trasporto della merce».  Col passare del tempo sono tornati gas, luce e acqua, «ma sembra che l'energia elettrica salterà ancora, perchè ci sono centrali fuori servizio e quelle in funzione non possono produrre per il fabbisogno del paese. Noi a casa abbiamo la vasca piena d'acqua, torce e borse davanti alla porta, tutto è pronto se dovessimo aver bisogno di fuggire. Stiamo tutti bene: voglio assicurare la mia gente, anche su Fb».  Un limanese a Osaka, Corrado De Barba, è riuscito a mettersi in contatto con Burigo: «Ci siamo sentiti ieri mattina e nel pomeriggio: lì non hanno sentito quasi niente. Qui è una catastrofe». (cri.co.)

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