Truffava i negozianti con assegni rubati e staccati di venerdì: condanna definitiva

FELTRE
Spese con gli assegni rubati. Il reato contestato era di truffa ed è diventato di ricettazione per Nazzereno Besaggio, ma il ricorso è stato respinto lo stesso dalla Corte di Cassazione e il 53enne trevigiano dovrà anche pagare 2 mila euro alla Cassa delle Ammende. Insieme al veneziano Gioacchino Di Meglio, Besaggio aveva raggirato negozianti di Feltre e della Valbelluna per circa 8 mila euro sull’acquisto di computer, stufe, motoseghe professionali e anche articoli da giardinaggio. Tutti beni che, pensa la coincidenza, venivano comprati di venerdì pomeriggio, in maniera da poter approfittare di due giorni di chiusura delle banche.
I negozianti erano costretti ad aspettare il lunedì per incassare i soldi e, dopo essersi fidati di clienti così distinti, facevano l’amara scoperta e maledicevano quella volta: il titolo di credito poteva essere contraffatto, scoperto, proveniente da un furto, originato da un conto corrente inesistente o intestato a una ditta fallita. In ogni caso, carta straccia inutilizzabile. Il raid era finito all’esterno di un negozio di Mel, dove era stata messa a segno l’ultima truffa. Sulla base delle indagini dei carabinieri, la procura della Repubblica aveva indagato Besaggio per tutta una serie di reati, che andavano dalla truffa, alla ricettazione, al falso e alla sostituzione di persona. Nel processo di fronte al Tribunale di Belluno, erano emerse prove soltanto per la truffa e, su richiesta del pubblico ministero Tricoli, il giudice Riposati aveva condannato entrambi a un anno, quattro mesi e 10 giorni di reclusione, oltre a 3 mila euro di multa. La sentenza è del 10 dicembre 2014 ed è stata appellata sia dalla procura che dagli imputati.
La Corte d’Appello si è espressa il 23 febbraio 2017, condannando Besaggio per ricettazione e assolvendolo dalla truffa e dagli altri reati, con il risultato di aumentare la pena. Non rimaneva che andare in Cassazione, sempre con l’avvocato bellunese Degli Angeli, sulla base di due presunte violazioni di legge: l’omessa notifica all’imputato del decreto di citazione a giudizio, insieme al verbale di udienza del 25 settembre 2012 e l’affermazione di responsabilità per la ricettazione, perché gli assegni non erano rubati, ma solo non incassabili.
La prima eccezione andava semmai sollevata nel giudizio di primo grado e non in Cassazione, da vedere se Baseggio aveva o meno l’obbligo di dimora a Treviso e sulla seconda la Cassazione ha dato ragione alla Corte d’Appello, in quanto l’uso di un assegno al di fuori delle regole che ne disciplinano la circolazione costituisce elemento di prova del reato di ricettazione. Pertanto il ricorso è stato giudicato del tutto inammissibile, la sentenza di secondo grado è stata confermata e l’imputato dovrà anche pagare 2 mila euro alla Cassa delle ammende. —
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