Truffa in concorso, condannati in due

Un anno, 600 euro di multa e 8mila per spese processuali a carico di Pesel e Menia Tamon

DANTA. Incassano una caparra per una casa già venduta: condannati in due per truffa in concorso. La proprietaria Maria Grazia Menia Tamon e l’organizzatore di un incontro con l’acquirente, Paolo Pesel, sono stati condannati ad un anno di reclusione e 600 euro di multa, oltre a un risarcimento di 8 mila euro, le spese processuali e quelle di costituzione di parte civile. La pena è sospesa. Giampietro Dalla Valle aveva pagato 5 mila euro per quell’affare mai concluso a Danta. Il giudice Cittolin ha sentenziato esattamente la pena che aveva richiesto a suo tempo il pubblico ministero Rossi e il risarcimento era stato chiesto dall’avvocato di parte civile Bastianon. L’udienza di ieri pomeriggio era stata fissata per eventuali repliche. Repliche che ci sono state, soprattutto quella di Bastianon, che ha tenuto a sottolineare come il suo assistito non avesse mai ricevuto alcun ristoro per quel versamento a fondo perduto, che non gli aveva mai fruttato niente di concreto. Ieri sono arrivati 3 mila euro in più.

I fatti sono dell’11 settembre di sei anni fa. C’è una casa in vendita, Dalla Valle è interessato all’acquisto e l’11 settembre ottiene di poter vedere l’immobile, prima di comprarlo, grazie all’intervento di Pesel. Menia Tamon garantisce che non ci sono ostacoli alla conclusione dell’affare. Non ci sarebbero vincoli: basta soltanto decidere e procedere.

Convince il cliente a firmare un contratto preliminare di vendita e a versare la caparra. L’assegno firmato viene incassato, a distanza di qualche giorno, ma la vendita non si perfeziona per diversi mesi. Il motivo sta nel fatto che quell’abitazione era già stata piazzata a un’altra persona, che aveva sottoscritto a sua volta un contratto e versato dei soldi. Il secondo arrivato ci rimette la caparra senza avere in mano niente e allora va da carabinieri e presenta una querela per truffa. Il processo è arrivato alla fine con la sentenza di condanna.

Gigi Sosso

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