Triplicata la vista di un ipovedente

L’ottico Paolo Fertonani sta aiutando un 23enne a ritrovare l’autonomia abbinando l’uso di lenti a contatto e medicali

FELTRE. È un periodo ricco dal punto di vista umano e professionale per Paolo Fertonani, titolare dello storico negozio di ottica di via XXXI Ottobre e protagonista nella soluzione di un difficile caso che riguarda un giovane feltrino ipovedente. Fertonani, recentemente insignito a Firenze del titolo di mastro ottico per i suoi oltre trent'anni di attività si è appassionato al caso di questo ragazzo che dopo avere girato l’Italia e l'Europa nel tentativo di migliorare la propria situazione, ha trovato in Fertonani e nelle aziende mobilitate dall'ottico una nuova speranza per rendersi autonomo e migliorare decisamente la qualità della vita di tutti i giorni. Il 23enne è affetto da acromatoxia congenita, cioè dalla nascita. Una malattia che gli limita il visus a 1/20. In pratica i coni recettori al centro dell'occhio non ci sono o non sono attivati. Questo significa che vede pochissimo, non percepisce i colori ed è estremamente fotosensibile. Il sole, come tutte le altri fonti luminose gli danno un enorme fastidio perché il suo occhio non è in grado di scomporre la luce. La situazione è complicata da un problema di exotropia, con i due occhi che guardano verso l'esterno.

Quando al termine di un percorso cominciato lo scorso aprile e fatto di diverse prove il ragazzo gli ha detto “non ho mai visto così bene in tutta la mia vita”, Fertonani ha capito di essere sulla strada giusta ed ha mobilitato alcune aziende leader nel campo delle lenti a contatto e medicali che lo stanno supportando avendo intuito le potenzialità del trattamento. Ottima la collaborazione ricevuta anche dal professor Bortolotti del reparto di oculistica dell'ospedale di Feltre.

«Tutto è partito quasi per caso», spiega Fertonani, che sta elaborando questo caso per trarne la tesi che gli manca per ottenere la specializzazione di optometrista all'Isco di Firenze, «perché avevo seguito un parente del ragazzo e così una volta che era in negozio gli ho chiesto se potevo visitarlo. Ho capito quanto questo deficit visivo lo limitasse nella quotidianità malgrado si tratti di un giovane attivo e capace. Ha girato alcune cliniche universitarie sia in Italia sia all'estero e il verdetto è che al momento non esiste una terapia per il suo problema».

Fertonani ha preso a cuore il caso: «Finora la soluzione adottata era un occhiale correttivo con una lente medicale per attenuare la quantità di luce che entra nell'occhio. Una soluzione non risolutiva perché la lente correttiva rimpicciolisce gli oggetti e per chi vede già poco è un grosso problema e che ha effetto solo ne caso ci sia una bella giornata di sole. Ho deciso di tentare una soluzione nuova, applicando una lente a contatto correttiva e un occhiale con lenti medicali filtranti che aumentano il contrasto e non rimpiccioliscono le immagini. In pratica siamo arrivati a triplicare la potenza visiva e adesso il ragazzo può muoversi da solo, va in bicicletta nelle strade che già conosce in attesa di completare il trattamento grazie alla collaborazione di alcune importanti aziende che mi hanno dato carta bianca offrendomi la loro disponibilità a fornire gratuitamente le lenti a contatto, quelle medicali, nonché le montature. Le pupille restano stabili perché non devono più cercare la migliore condizione di luce. Un risultato che mi riempie d'orgoglio. Credo sia stata la passione trasmessami da mio padre per questo lavoro a spingermi a impegnarmi in questo caso e voglio dedicare i risultati ai miei figli».

In questi giorni è prevista la consegna delle lenti realizzate in collaborazione con le due aziende e così si dovrebbe realizzare l'occhiale definitivo: «Ci sono casi analoghi a quello del ragazzo feltrino e l'auspicio è che questa soluzione possa aprire una strada nel trattamento di questa malattia. Avevo dato già tutti gli esami al corso specialistico per optometrista. Mi mancava la tesi e il mio vecchio professore di contattologia mi ha spinto a tradurre questo caso e farne la tesi che discuterò all'Isco di Firenze. Prima però viene la salute del ragazzo. Metterò mano alla tesi solo quando il lavoro sarà terminato».

Roberto Curto

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi