Tre indagati per la gara del gas da novanta milioni, il fronte dei Comuni chiedeva 15 milioni in più per le reti

La procedura avviata nel 2017 e aggiudicata a Italgas, sulla gara pendono due ricorsi

la storia

Annunciata per anni, rinviata per ragioni tecniche più volte, la gara del gas è stata bandita nel 2017. La legge ha affidato il ruolo di stazione appaltante al Comune capoluogo, che si è quindi occupato con i suoi uffici tecnici di tutte le procedure per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale nell’Atem (ambito) della provincia (esclusi i comuni di Quero Vas, Alano e Livinallongo).

Bim Infrastrutture, gestore del servizio, decide di non partecipare alla gara. A contendersi l’affidamento sono quattro realtà: 2i Rete gas, Italgas, Ap Reti gas e Erogasmet. E’ la gara al centro dell’inchiesta per turbativa d’asta che ha portato la procura ad indagare sul sindaco di Feltre e su direttore tecnico e amministratore di Bim Infrastrutture.

Il caso del “vir”, ovvero il valore industriale residuo delle reti, la cifra che dovrà essere corrisposta a Bim Infrastrutture per la vendita delle reti, scoppia nel 2019. I sindaci dell’Atem chiedono un approfondimento, perché ritengono che il valore delle reti sia stato sottostimato di circa 15 milioni di euro. Il nodo sta nel prezziario utilizzato per definire quanto valgono le reti del gas della provincia di Belluno. La stazione appaltante ha utilizzato il prezziario regionale, i sindaci contestano che avrebbe dovuto usare quello della provincia di Trento, cui rinvia il prezziario della Camera di commercio di Belluno. A novembre i sindaci chiedono di sospendere la gara, in attesa degli approfondimenti richiesti.

La stazione appaltante apre le buste il 4 dicembre. Successivamente i sindaci revocano la delega di stazione appaltante al Comune di Belluno, ma la procedura va comunque avanti perché per legge è il Comune capoluogo a doversi occupare di gare di questo tipo. Avrebbe potuto farlo anche la società che mette in vendita le reti del gas, cioè Bim Infrastrutture, che però era inizialmente interessata a partecipare alla gara e quindi il ruolo di stazione appaltante non poteva che spettare al Comune di Belluno.

Nel consiglio comunale del capoluogo di fine anno, la responsabile unica del procedimento e gli advisor (consulenti) del Comune relazionano sull’attività svolta e spiegano che fin dal 2015 Bim Infrastrutture aveva stabilito che le reti del gas di sua proprietà valevano 61 milioni di euro. Quella era la cifra chiesta come rimborso, confermata l’anno successivo. A confermare la regolarità delle procedure, avevano spiegato gli advisor allora, era stata anche Arera, con una delibera del 2016 e una nota del 2019.

La gara quindi va avanti, fino al 29 maggio: quel giorno la stazione appaltante approva l’aggiudicazione della gara per il servizio di distribuzione del gas a Italgas.

Partono i ricorsi: della società seconda classificata (Ap Reti Gas Spa), ma anche di quarantadue Comuni (con capofila Feltre), che si rivolgono al Tar chiedendo l’annullamento previa sospensione della determina con la quale il Comune di Belluno ha approvato l’aggiudicazione della gara ad Italgas. Il Tar, con sentenza del 21 ottobre 2020, dichiara inammissibile il ricorso. I sindaci si appellano al Consiglio di stato. La sentenza è attesa per il 7 ottobre. —



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