Travolto dalla valanga «Così mi sono salvato»

BELLUNO. Sembrava la giornata perfetta. C'era il sole, le condizioni della neve erano ottime. Nulla faceva presagire quello che sarebbe successo di lì a qualche secondo.
Massimo Braconi, maestro di sci, freerider, alpinista, esploratore, un mese e mezzo fa è stato travolto da una valanga, mentre si trovava al confine tra la Cina e la Corea del nord per girare un documentario. Ne è uscito vivo, e illeso, grazie ai compagni che erano con lui, che in sette minuti hanno individuato il punto in cui era rimasto sepolto, hanno scavato e lo hanno liberato dalla neve che ormai gli si era cementata addosso al corpo.
Da sempre “Il Brac”, come lo chiamano gli amici, diffonde la cultura della sicurezza in montagna, attività che porterà avanti a maggior ragione dopo l'esperienza vissuta in Estremo Oriente. La racconterà anche sabato 27 febbraio a Trichiana, in sala San Felice, presentando uno dei suoi documentari, girato in Georgia nel marzo dello scorso anno.
«Avevamo tutti la strumentazione necessaria (pala, sonda, artva), ed è stato quello, unito al fatto che i miei compagni erano preparati ad usarla, che mi ha permesso di salvarmi», racconta. Massimo Braconi ha 53 anni e vive a Colderù, frazione di Lentiai. Fa il maestro di sci, occupandosi anche dei corsi di formazione dei maestri, l'alpinista, l'esploratore e gira il mondo realizzando documentari con la casa di produzione Bapufilm nei quali mescola la passione per lo sci e per la montagna con quella per i viaggi. Al momento ne ha realizzati quattro, in Giappone, Iran, Georgia e Cina.
Fra i suoi compagni di viaggio c'era anche Armin Holzer, il campione di sport estremi scomparso due mesi fa a causa di un incidente con il suo parapendio. A Trichiana Braconi presenterà il documentario girato in Georgia (inizio serata alle 20.30, ingresso libero, organizzano Comune, biblioteca e Admo, di cui Braconi è testimonial). Ma la serata sarà anche un'occasione per sensibilizzare la popolazione sull'importanza della sicurezza in montagna.
La preparazione e le dotazioni strumentali, sue e dei suoi compagni, hanno salvato la vita a Braconi un mese e mezzo fa. «Spesso non ci si pensa, si pensa solo ad avere gli sci all'ultima moda e si tralascia tutta la parte legata alla sicurezza», racconta. «È un errore».
Ma non basta avere con sé pala, sonda e artva: bisogna anche saperli usare: «Le persone che si sono salvate dopo essere state travolte da una valanga lo devono al fatto che l'intervento dei compagni è stato efficace. Quindi è importante prepararsi e allenarsi all'eventualità che capiti un incidente».
Braconi e i suoi compagni si trovavano in un posto privo di un sistema di soccorsi strutturato: «Solo fra noi avremmo potuto aiutarci. E così è andata. Oltre alla fortuna di non essermi fatto niente quando sono stato travolto, la capacità e la preparazione dei miei compagni ha fatto differenza».
Fra vivere e morire. «Quel giorno c'era il sole, era una giornata bellissima», ricorda. «Poi all'improvviso si è staccata una valanga. Ho cercato di sciare, di scappare via, ma il fronte era ampio (circa 500 metri), mi ha investito e sono finito sotto un metro di neve».
Con le braccia bloccate dalla neve, Braconi ha cercato di ricavarsi un po' di spazio con la testa per respirare. Nel frattempo i compagni si organizzavano. Individuato il punto in cui era stato travolto, hanno seguito il segnale dell'artva e hanno raggiunto Braconi, scavando per liberarlo dalla neve. Dopo sette minuti il freerider era salvo. «Spesso chi fa sci alpinismo, ma anche chi fa una gita con le ciaspe, sottovaluta che può succedere un incidente», conclude. «Invece bisogna fare attenzione, sempre, avere con sé tutti gli strumenti necessari e affidarsi a dei professionisti per imparare a usarli».
Anche quando si fa un giro con le ciaspe. «È importante creare la cultura della sicurezza. Chi va fuori pista deve essere preparato a qualsiasi incidente, che può sempre capitare. La curva di sopravvivenza, quando si finisce sotto una valanga, è di 15-20 minuti. Il primo soccorso è fondamentale. E essere preparati a intervenire fa la differenza».
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