Tranciano cavi e rubano rame: arrestati
Un 33enne di Belluno e una ragazza croata presi dai carabinieri con 370 chili di metallo

PONTE.
Hanno lavorato per ore per scuoiare i fili dell'impianto elettrico del centro artigianale in costruzione a Paludi: là nei cuniculi avevano accumulato almeno 370 chili di rame, metallo che vale oro sul mercato. Tornati in superficie, il sogno del potenziale e fiorente bottino s'è infranto contro i carabinieri del reparto operativo nucleo investigativo del comando provinciale di Belluno, che li hanno arrestati. Si tratta di una coppia domiciliata a Mestre: lui, 33 anni, è noto per reati specifici; lei, croata di 20 anni, incensurata. Lei nel frattempo è tornata in libertà, mentre lui è rimasto nel carcere di Baldenich, dove si trova tuttora. Quella dei carabinieri è un'attività di contrasto dei reati contro il patrimonio che va avanti da tempo, specie nei controlli delle aree industriali e artigianali della provincia che in passato sono state prese di mira. L'arresto dei due individui risale ancora al mese di ottobre ma, per esigenze investigative, d'intesa con il pubblico ministero Gallego che conduce l'inchiesta, le forze dell'ordine hanno ritenuto opportuno darne notizia soltanto in questi giorni. Furto aggravato in concorso: questa l'accusa per il 33enne e la 20enne straniera che era incensurata: nella Peugeot che era nella loro disponibilità, i carabinieri hanno trovato stipati almeno 370 chili di rame. I due avevano preso di mira il centro artigianale di Paludi; il rame era stato rubato dai cavi elettrici dell'impianto del centro che è in fase di realizzazione e che risulta di proprietà di due società di fuori provincia: la Intesa Leasing spa e la T.M. Due spa (la prima ha sede legale a Milano e la seconda a Reggio Emilia, Castelnovo di Sotto). L'uomo arrestato è di Belluno, ha 33 anni e, come la donna, è domiciliato a Mestre: ai carabinieri risulta nullafacente, pluripregiudicato, già sottoposto alla misura di prevenzione dell'avviso orale. La ragazza, croata, risiede in provincia ed è risultata incensurata, benchè nullafacente. Secondo gli accertamenti del reparto operativo nucleo investigativo dei carabinieri, i due hanno agito di notte; dopo avere reciso la rete di recinzione della struttura, si sono calati in due pozzi sotterranei: qui hanno «lavorato» per alcune ore, tranciando le linee elettriche che hanno trovato, i fasci di cavi ed estraendo dalle stesse tutto il rame dalla guaina che li riveste. Chili e chili di cavi di rame a disposizione: al mercato clandestino (su quello ufficiale il prezzo è alle stelle) il prezzo varia, ma può raggiungere anche i 6 o i 10 euro al kg (ciò dipende anche da come viene posto, ossia se ricoperto o no). E i due l'avevano pulito pulito. I carabinieri, nella circostanza, hanno sequestrato numerosi utensili e arnesi usati durante il furto: pile frontali, guanti, tenaglie, taglierini e seghetti, nastro adesivo. Quanto alla refurtiva, è stata interamente recuperata e già restituita ai proprietari: stava tutto nel bagagliaio della Peugeot dei due. Secondo gli inquirenti, la coppia era pronta a rivendere il rame al mercato clandestino: un metallo che oggi è ritenuto particolarmente redditizio. Il blitz dei carabinieri ha fatto scattare le manette ai polsi dei due che sono finiti a Baldenich, a disposizione del sostituto procuratore Roberta Gallego. Lui è ancora in carcere, la ragazza è stata rimessa in libertà dopo l'udienza di convalida dal gip. E' da tempo che i carabinieri controllano obiettivi ben specifici che possono essere nell'interesse di malviventi e non per niente mandano anche un appello a coloro che hanno cantieri in corso o che stanno ristrutturando strutture: la raccomandazione che viene fatta ai proprietari di strutture in corso d'opera è di verificare gli impianti elettrici, poichè rappresentano un obiettivo particolarmente appetibile per le numerose bande specializzate in furti di questo prezioso metallo.
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