Tra i tavoli c’è Bob: un robot in servizio al Berghotel sul Giau
Così il ristorante cerca di fare fronte alla scarsità di personale

Svolta epocale per la ricettività Bellunese. Il Berghotel Passo Giau “assume” un robot come aiuto cameriere. Si chiama Bob ed ha svolto il suo primo, vero, giorno di lavoro venerdì. «Promosso a pieni voti», sottolinea orgoglioso Igor Valleferro, proprietario della struttura, la prima di tutta la provincia bellunese a introdurre un robot nel proprio staff di lavoro.
«Frutto di necessità», aggiunge Valleferro, alle prese con la costante difficoltà di reperire personale da assumere, tanto nel ristorante quanto nel servizio alberghiero che la struttura offre ai turisti, molti dei quali stranieri, «il robot non sostituisce il personale umano ma lo integra perfettamente. Siamo storicamente in pochi, una mano qui è sempre utile».
La pandemia ha lasciato il segno: «Una delle tristi eredità del Covid, oltre alle difficoltà di natura economica, è l’ormai consolidata carenza di personale qualificato. Tanti, nel nostro settore, di fronte alla prolungata chiusura ha deciso di guardarsi altrove, cercando e trovando altri impieghi. Per fortuna c’è la tecnologia a venirci incontro ma guai a pensare che rappresenti la soluzione ad ogni problema».
Igor Valleferro ha aperto le porte della modernità in una struttura, il Berghotel Passo Giau, situato nel cuore delle Dolomiti patrimonio Unesco, a oltre 2. 200 metri d’altezza. «Prima del robot abbiamo acquistato una lavastoviglie di ultimissima generazione che fa tutto in autonomia con tempi ridotti», rivela il titolare della struttura ricettiva, «il robot è un ulteriore passo in avanti. Come ogni cosa nuova, si tende ad approcciarsi con sospetto. Quando l’uomo esce dalla propria comfort zone, nel cervello suona un piccolo campanello d’allarme. Rinnovarsi a volte costa fatica, più mentale che effettiva. Quando ho deciso di sposare questa causa, che non rappresenta una soluzione definitiva e dalla quale si può sempre tornare indietro, non ci ho riflettuto troppo sopra. Ho chiuso gli occhi ed ho detto: “Lo faccio”. Oggi sono contentissimo del risultato».
Soprattutto, Igor è più riposato e riesce a svolgere il suo lavoro in modo migliore a tutto vantaggio del servizio, per la soddisfazione dei propri clienti. «Venerdì per il robot è stato il primo giorno di lavoro dopo due trascorsi a fare prove e a programmarlo correttamente. Il ristorante era pieno, alla sera abbiamo dovuto chiudere le prenotazioni perché eravamo esausti.
Il robot fa avanti e indietro dalla cucina alla sala portando le pietanze sui tre carrelli di cui è dotato. Il servizio al tavolo lo fa il cameriere che al posto di andare e tornare dalla cucina, grazie all’aiuto di Bob riesce ad interagire meglio con i clienti, proponendo magari un vino speciale oppure semplicemente rilasciando alcune informazioni turistiche sul posto».
«Il robot non sostituisce il cameriere ma, soprattutto, il cameriere è un lavoro che merita grandissimo rispetto. Non ci si improvvisa camerieri, se parliamo di un lavoro fatto con cuore e passione e non per sbarcare il lunario come erroneamente qualcuno pensa. In questo contesto, l’aiuto del robot diventa prezioso. E la clientela apprezza».
A proposito di clientela, com’è stato l’approccio degli ospiti con Bob? «Inizialmente c’è stato un po’ di inevitabile stupore», risponde il risporatore, «nessuno si aspetta, entrando in un ristorante al passo Giau, ad oltre duemila metri di quota, di trovarsi di fronte un carrello robot, peraltro parlante. Superato l’iniziale stupore però tutto diventa facile e divertente anche per loro. Tanto che molti, vedendolo arrivare, si sono alzati autonomamente per prendersi direttamente il proprio piatto oppure la propria bottiglia. Non sono mancate le foto, diciamo che Bob contribuisce anche ad allietare la giornata di tutti».
Superato il primissimo impatto, come procederà l’estate di Bob al Berghotel Passo Giau? «Lo abbiamo assunto a tempo pieno», conclude scherzando Igor Valleferro, «si è da subito integrato talmente bene con il resto dello staff e con i clienti che stiamo già pensando di prenderne un altro. Forse addirittura altri due». Quando la tradizione sposa la tecnologia. Ai 2.200 metri del passo Giau.
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