Tornado, cinque chilometri in quattro minuti
La ricostruzione di cosa è accaduto lunedì 9 luglio in Alpago e nella zona di Ponte nelle Alpi

La tromba d'aria sull'Alpago
Cosa è accaduto in Alpago e nel pontalpino il 9 luglio, lunedì della scorsa settimana? Si sono scatenate le furie del cielo che hanno riversato acqua e vento su case, boschi, giardini, lago. Abbiamo chiesto cosa è in realtà accaduto e perchè ad un esperto dell’Arpav, Centro Valanghe di Arabba, Bruno Renon che ha ricostruito grazie alla strumentazione e alle testimonianze l’evolversi dell’eccezionale fenomeno.
Esiste una scala di classificazione dell’intensità dei tornado (scala Fujita) basata sulla sola analisi dei danni, eseguita con molta attenzione da tecnici esperti. Tale scala di intensità, attualmente, va da 0 a 5, delineando quindi 6 classi: F0, F1, F2, F3, F4, F5. Un’ulteriore sesta classe (F6) viene riservata per eventuali futuri tornado di violenza superiore.
Sulla base degli effetti prodotti al suolo è possibile affermare che il tornado dell’Alpago del 9 luglio è stato mediamente di categoria F1 (“tornado moderato”), anche se alcuni effetti in certe zone, quali il troncamento a mezza altezza di alberi ad alto fusto ed il sollevamento ed il trasporto a grande distanza di oggetti pesanti e voluminosi (visti nei filmati amatoriali e trovati poi a terra) condurrebbero alla categoria superiore, ovvero F2 (“tornado significativo”).
Un tornado si forma sotto un’imponente nube temporalesca (cumulonembo) soprattutto quando questa attraversa una pianura con aria calda e umida nei bassi strati. Senza entrare nel dettaglio si può dire che le forti correnti ascensionali sotto e all’interno della nube tendono spesso a invorticarsi, per cui un primo indizio per la possibile formazione di un tornado è vedere la base sfrangiata della nube temporalesca che comincia a roteare.
L’imbuto.
A questo punto si possono formare, per aria, delle nubi a forma di imbuto (funnel), dei piccoli vortici, che magari durano pochi secondi e poi si dissolvono rapidamente. Capita invece talvolta (abbastanza raramente in Italia) che questi funnel si abbassino fino a toccare terra e comincino il loro breve percorso di distruzione.
Nel pomeriggio del 9 luglio il tempo in Val Belluna era parzialmente soleggiato, caldo e umido, in attesa del peggioramento previsto in queste zone verso sera, con fortissime condizioni di instabilità della massa d’aria, come testimoniato dal radiosondaggio di Udine delle 14 (ora legale) che evidenzia parametri termici, igrometrici e dinamici preoccupanti. Il soleggiamento ed il riscaldamento pomeridiano ha rappresentato un elemento determinante per la formazione della tromba d’aria, assieme naturalmente alla diminuzione termica già in atto in quota e all’arrivo di un’intensa cella temporalesca che fra le 18 e le 19 ha percorso la Val Belluna, da Feltre verso Belluno, apportando tra l’altro violenti rovesci, forti raffiche di vento e dannose grandinate in molte zone, soprattutto sulla destra Piave.
Quando la cella temporalesca raggiunge la zona di Belluno e di Ponte nelle Alpi incrocia trasversalmente la dorsale montuosa (Coi de Pera) che scende dal Colle del Nevegal, verso Ponte nelle Alpi, e questo può essere stato un altro fattore predisponente la formazione dei funnel sotto la base della grandiosa nube temporalesca.
La risalita lungo la dorsale (dislivello circa 400 metri) può aver favorito i processi di “invorticamento” dell’aria nei bassi strati per il noto “effetto venturi” e per il conseguente incremento di vorticità assoluta subito dalle masse d’aria sotto la nube temporalesca.
Quantin.
Testimoni nelle zona di Castion e di Quantin, ma anche dell’Alpago, hanno dichiarato di aver notato l’invorticamento delle nubi e la formazione, in aria, di 2-3 vortici (funnel). Purtroppo proprio sulla frazione di Quantin uno di questi “funnel” tocca terra, cominciando a produrre i primi notevoli danni su buona parte del paese. Vengono asportate tegole da molti tetti, abbattuti comignoli, scoperchiate tettoie e sradicati o spezzati grandi alberi. Un cane viene sollevato per alcuni secondi fino ad una decina di metri dal suolo.
Il tornado, dopo aver infierito per meno di 2 minuti sul paese di Quantin, oscillando leggermente ed interessando un area 400x300 metri, comincia a questo punto la rapida discesa verso il lago di S.Croce (durerà circa 1 minuto, come testimoniano i filmati amatoriali), trascinato dalla cella temporalesca che si sposta velocemente verso il Friuli.
Cornolade.
Lungo il suo percorso trova alcune case delle frazioni di Cornolade Alte e Cornolade Basse, danneggiandole, sollevando in aria oggetti anche pesanti e voluminosi e scaraventati a grande distanza. Tegole di un tetto vengono ritrovate anche a 200 metri di distanza, mentre alcuni pannelli di copertura del peso di alcune decine di chili, lunghi 5-6 metri e larghi 1 metri, staccati dalla forza del vento dal tetto di un piccolo edificio nella zona di Cornolade Basse, vengono sollevati a grande altezza e trasportati dall’altra parte del lago. Uno di questi precipita in mezzo ad un prato, fra le case della frazione di Villanova di Farra, a più di 3 chilometri di distanza da Cornolade. Nel filmato amatoriale più nitido è possibile vedere proprio questo pannello che vola, come un pezzo di cartone, ad un centinaio di metri di altezza, in fase di “atterraggio” fra le case.
Molti testimoni vedono anche dei bagliori dovuti ad una linea elettrica, incrociata dal vortice, che viene danneggiata.
Naturalmente, nel suo percorso, continua a danneggiare ogni tipo di vegetazione, anche per effetto dalla multitudine di tegole vaganti e macerie varie che colpiscono, come proiettili, ogni cosa.
Dai sopralluoghi effettuati si è potuto stabilire la larghezza, di circa 100 metri, della stretta fascia all’interno della quale il tornado ha agito, essendo ben visibili gli effetti. La larghezza di questo “corridoio”, mantenuta per quasi tutto il tragitto, corrisponde a grandi linee al diametro del tornado vicino al suolo.
Durante la discesa verso il lago il tornado assume la classica forma di imbuto biancastro roteante, anche se a tratti sembra scomparire nella prima parte della discesa. Anche successivamente, in fase di avvicinamento alle case di Villanova, l’imbuto non è più visibile e questo suo comparire e scomparire alla vista, ma non ai tremendi effetti al suolo, è dovuto ai complessi e rapidi processi di condensazione del vapore acqueo e vaporizzazione delle goccioline d’acqua, favoriti dalle straordinarie differenze di pressione fra il centro del tornado (pressione bassissima) e la sua periferia (pressione normale).
Lago.
Dopo aver arrecato notevoli danni ad una chiesetta e ad una casa in riva al lago di S. Croce, il tornado entra nel ramo settentrionale del bacino e lo attraversa rapidamente, sollevando e facendo roteare una gran massa di acqua, assumendo, apparentemente, proporzioni tipiche dei grandi tornado americani.
E’ quasi da escludere l’intensificazione del tornado durante il passaggio sul lago, poiché si ritiene trascurabile, in questo tipo di fenomeno, l’ipotetico contributo del vapore acqueo derivato dalla rapida vaporizzazione dell’acqua aspirata e sollevata.
Circa un minuto e la tromba d’aria raggiunge l’altra riva del lago, solleva un pedalò, scaraventandolo a qualche centinaio di metri di distanza, e rientra nella terraferma in aperta campagna, ricominciando ad abbattere alberi, anche di grandi dimensioni, alcuni dei quali vengono spezzati a mezza altezza e quasi attorcigliati per effetto del moto rotatorio dei fortissimi venti.
Villanova.
A questo punto la tromba d’aria gira leggermente verso destra e si dirige verso la frazione di Villanova di Farra d’Alpago, attraversando e danneggiando irreparabilmente molti campi di mais.
Un filmato amatoriale, ripreso da una delle prime case del paese nel momento del passaggio del tornado, ad una distanza di 100-150 m, rivela la presenza, all’interno del vortice principale, di un piccolo vortice secondario, che si “materializza” per pochi istanti, mentre abbatte in una frazione di secondo un gruppo di alberi.
Sono proprio questi vortici secondari a provocare i danni più devastanti, poiché “aggiungono” altra velocità (quella propria di rotazione) a quella del vortice principale. Lo stesso filmato consente di vedere anche il “volo” di un grosso ramo che si stacca da un albero in lontananza e che va poi a finire sul tetto della casa dalla quale è stata ripresa la scena.
L’ingresso del tornado fra le case di Villanova produce i danni più rilevanti in termini di quantità, soprattutto per il numero di case con tetti scoperchiati o danneggiati.
Il vento fortissimo rovescia o sposta per molti metri i cassonetti delle immondizie, ribalta una pesante pensilina (con base in cemento) per l’attesa degli autobus, scaglia ogni tipo di maceria contro i muri delle case e nei giardini.
Una trave asportata da un tetto si infila in una finestra di una casa, senza per fortuna ferire nessuno. Il tornado continua la sua corsa dirigendosi ora verso Puos ma ormai è in fase di esaurimento e si dissolve nella zona del ristorante “La Cascina”, dopo aver percorso una distanza di 5 chilometri in circa 4 minuti, con venti che hanno soffiato a 120-180 km/h, ma raggiungendo probabilmente, nelle zone interessate dai vortici secondari, raffiche di 200-250 km/h (classe F2).
Bruno Renon
Arpav
Argomenti:tornado
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